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Tobilì, una cucina aperta sui sapori del sud

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Non chiamatela semplicemente “cucina etnica”. Perché sarebbe una connotazione riduttiva per la sapiente amalgama di profumi, sapori e ingredienti proposti da Tobilì – Cucina in movimento, che scopre ricette in cui si mescolano radici e influenze provenienti da tutte le tavole del sud del mondo, abbracciando il Medio Oriente e il bacino del Mediterraneo. Da quella africana a quella persiana, dalla turca alla calabrese… piatti multicolori e senza confini, come è l’anima della cooperativa, nata come esperienza di autoimprenditoria migrante innanzitutto per dare risposta al futuro degli ospiti passati per l’accoglienza dei progetti Sprar gestiti da organizzazioni come Less.

Avviata a Napoli nel 2016 con un nome che significa “cucinare” in lingua bambara, dal Mali, Tobilì può contare su una forte rete territoriale costituta da enti pubblici e privati (profit e non profit), e ha già ricevuto riconoscimenti nella sua fase di startup e il premio Welcome. Working for refugee integration 2017 attribuito dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) per i suoi risultati nell’inserimento lavorativo. Non solo. Nel 2019 ha vinto un programma di INTERSOS e UNHCR intitolato alle azioni per la protezione e partecipazione dei rifugiati e oggi, strutturatasi come una cooperativa sociale di tipo B, porta avanti un’offerta di ristorazione moderna e di qualità, diventata strumento efficace per creare occupazione, inclusione sociale e integrazione mirate a migranti, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, nonché, più in generale, a persone svantaggiate, disabili inclusi.

Oggi Tobilì ha otto soci lavoratori, tra collaboratori a chiamata e altre forme di contratto più stabili per chi opera nei suoi due “tapas bar”, e una composizione culturale variegata come la sua idea di cucina, con tre persone provenienti dall’Iran, un senegalese, un maliano e tre napoletani. Grazie a loro la cooperativa propone servizi di chef personale (home cooking) e corsi di cucina etnica, ma soprattutto catering su richiesta per eventi privati e istituzionali, con collaborazioni prestigiose come quella con l’università Federico II, tra le varie. E i suoi piatti vengono gustati anche direttamente presso due “spazi gastro-culturali” su strada: due Meikhane Mafalda, posizionati nel centro storico di Napoli e a Castellammare di Stabia, dove la tradizione culinaria partenopea, quella mediterranea e orientale si incontrano.

Tobilì, insomma, in quattro anni di vita si è articolata ed è cresciuta, tanto da aver definito un piano industriale di sviluppo da 150mila euro nella prospettiva di ampliare il proprio potenziale di opportunità per l’integrazione e l’occupazione. Un piano industriale che si sta concretizzando nella prossima apertura di un nuovo laboratorio di cucina da 200 metri quadri a Boscotrecase. Un grande spazio professionale che, al termine dei lavori di allestimento previsto per la primavera 2020, permetterà un salto di qualità in primis ai servizi di catering, consentendo di accettare commesse più importanti e allargare la presenza territoriale.

Una grande scommessa resa possibile dal sostegno venuto dal basso, dalla solidarietà territoriale, con campagne di crowdfunding, e da parte di soggetti strutturati come Banca Etica, che ha creduto nel progetto approvando un finanziamento da 60mila euro finalizzato proprio all’acquisto di una zona cottura. Una somma che traduce in forma concreta l’affinità di principi della banca sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza, dando ulteriore seguito al supporto già in essere per una lunga serie di progetti in cui i migranti sono sempre visti come protagonisti e risorse, e mai come emergenza da risolvere.