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Rigenerazione urbana vista mare della Sardegna

A cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

Metti di contemplare uno dei mari più belli del mondo e trovarci a poche centinaia di metri un borgo dove resistono edifici in completo abbandono, retaggio di una comunità che viveva al servizio di una miniera di piombo e zinco. Questo era l’Argentiera fino al 2018, quando l’associazione culturale Landworks, costituita nel 2011 e nel frattempo trasformatasi in ente del Terzo settore come associazione di promozione sociale (aps), ha cominciato a lavorare sul sito in provincia di Sassari per farne un polo culturale innovativo.

Un’immagine del borgo dell’Argentiera 

«L’associazione – ci spiega il general manager Andrea Maspero, architetto e urbanista – nasce all’interno del dipartimento di Architettura, urbanistica e design dell’università di Sassari, e del master in Mediterranean landscape (ovvero il “paesaggio mediterraneo”, ndr) diretto dal professor Stefan Tischer. Il suo scopo era effettuare workshop incentrati sulla landscape architecture e il filone dell’arte collettiva, della landscape art, nei luoghi abbandonati della Sardegna, per attirare l’attenzione degli enti riguardo tematiche di carattere ambientale. Nel 2017 il Comune di Sassari ci ha chiesto di effettuarne uno all’Argentiera, ex borgo minerario, dove l’amministrazione aveva appena finito di ristrutturare alcuni edifici, che però erano ancora senza destinazione d’uso… e abbiamo deciso di insediarci in quel territorio, dopo 7-8 anni di sola attività itinerante». La miccia di tutto è stata perciò la vittoria – prima volta per un progetto sardo – al bando Culturability del 2018. Ciò ha dato lo slancio a un programma di rigenerazione a base culturale da realizzarsi in collegamento e con la partecipazione della comunità locale (i residenti tutto l’anno sono una trentina), con la quale «il nostro è stato un processo avanzato coi piedi di piombo, come si dice, grazie a un lavoro lungo e faticoso condotto dalla project manager, ormai community manager, Paola Serrittu».
E così l’Argentiera, luogo periferico rispetto alla città di Sassari e tuttavia vicino a diversi hub aeroportuali e a destinazioni turistiche estive, è ora al centro di un lavoro e un pensiero artistico innovativo: «Come prima azione importante – prosegue Maspero – abbiamo riattivato l’edificio storico più emblematico – la ex laveria – con una mostra intitolata Memorie, e costituito quello che oggi è un centro culturale ampio che si chiama MAR Miniera Argentiera». Un museo aperto e, in parte, a cielo aperto, inaugurato a luglio 2019. Molti spazi e luoghi del borgo sono diventati percorso e oggetti di installazione artistica, fruibili anche in formato digitale da ogni parte del mondo tramite l’applicazione BepArt e la realtà aumentata. Il risultato complessivo, in continuo divenire, è la valorizzazione di un patrimonio preesistente recuperato, oltre che l’apertura di prospettive di occupazione e rilancio anche per le borgate intorno, mirando a un passo successivo: costituire qui la prima fondazione di comunità in Sardegna.

Un’installazione artistica nell’Argentiera grazie ad un progetto di rigenerazione urbana 

Landworks, insomma, sta restituendo vita agli spazi, anche col supporto di Banca Etica. Come sottolinea Carlo Usai, responsabile della filiale di Sassari: «Sono tanti i luoghi abbandonati al degrado e all’incuria, su quest’isola e non solo, sui quali occorre attivarsi, immaginare progetti e cercare risorse per realizzarli. Landworks fa esattamente questo in uno spettro di multidisciplinarietà». E non solo. Perché l’incontro con Banca Etica potrebbe spalancare nuovi orizzonti di attività. Avvenuto in occasione del bando regionale per Luci in miniera, che prevede l’apertura notturna del sito, «per ottenere un anticipo contratti, dal momento che non avevamo le risorse economiche necessarie in quel momento e ci serviva uno strumento finanziario snello, ora che abbiamo vinto il bando Creative Living Lab del ministero dei Beni culturali per un altro edificio – conclude Maspero –, l’idea è che Banca Etica ci supporti sia con l’anticipo contratti che con un lavoro più profondo, di ampio respiro, legato allo sviluppo del territorio. Come urbanista ritengo infatti che, più che le grandi trasformazioni delle metropoli, adesso siano gli interventi capillari quelli importanti».