«Abbiamo ospiti tre mamme di provenienza ucraina con 5 figli. Oltre al supporto alimentare, il vitto e l’alloggio, viene erogato loro un supporto psicologico e nella ricerca del lavoro – ci spiega Francesco Zordan, tra i soci fondatori di Pari Passo di Vicenza –, anche se queste persone puntano a rientrare nel proprio Paese prima possibile. Le necessità sono differenti rispetto a quelle di un’utenza rifugiata, che non vuole e non può tornare in patria per definizione». In queste poche parole traspaiono alcune sfaccettature dell’emergenza umanitaria scatenata dalla guerra in Ucraina, che impatta così sull’Italia e sulla piccola città veneta dove Pari Passo opera. La cooperativa – tra le sue diverse attività – contribuisce infatti ad approntare servizi indirizzati agli sfollati del conflitto in corso, convertendo ad esempio l’area verde accanto alla chiesa di San Giuseppe, un tempo luogo di degrado e di spaccio, in spazio per l’accoglienza.
Ma non solo. L’organizzazione – nata nel 2017 da un gruppo di tre giovani attivi nel volontariato cattolico e nella solidarietà – oggi conta 15 dipendenti e si ispira a una mission chiara fin dal principio. «Abbiamo deciso di rivolgere la nostra attenzione alle famiglie migranti, spesso madri sole con bambini – prosegue Zordan –. Era una tipologia di persone che nessuno accoglieva volentieri, perché si tratta di un target dal mantenimento costoso e impegnativo, e per questo ultimi tra gli ultimi. Mano che passavano i mesi sono aumentate le richieste di convenzionamento con gli enti pubblici e di ampliamento dei servizi di accoglienza, cosicché ora gestiamo 18 appartamenti dove ospitiamo un singolo nucleo familiare (quando è numeroso), altrimenti stabiliamo forme di cohousing, perlopiù convivenze tra mamme con bambini. In generale assistiamo persone migranti (inviate dalla prefettura di Vicenza) o rimaste senza casa per sfratto (segnalate dai servizi sociali comunali) oppure minori e donne a rischio di violenza nel proprio domicilio. A questi si aggiungono gli ospiti dell’ex progetto Sprar, oggi Sai, ovvero la seconda accoglienza per i migranti. In totale circa 60 persone accolte e 30 famiglie su tutti i servizi». Senza contare che Pari Passo gestisce il dormitorio notturno per conto del Comune e muove alcune unità di strada per persone senza dimora.
Varie iniziative per assistenza, inclusione e integrazione che spingono Chiara Sarpellon, viceresponsabile della filiale vicentina di Banca Etica, a descrivere la cooperativa come «dedita a tutti coloro i quali siano in stato di necessità, avvalendosi di una grande rete territoriale e accogliendo gli ultimi con altissima professionalità». Un merito che si ritrova pure nell’offerta di alcuni servizi complementari importanti. La scuola di linguadove viene insegnato italiano L2, necessario per gli stranieri che devono sostenere l’esame che serve a ottenere il permesso di soggiorno, l’accesso a corsi OSS o la cittadinanza. E poi Piccoli Passi, servizio creato nel 2021 che consiste in uno spazio educativo con attività personalizzate per i minori in affiancamento al parental coaching. Gli operatori seguono infatti anche i genitori, che imparano contemporaneamente al bambino e conoscono strumenti di gioco e apprendimento da spendere autonomamente.
Tutto ciò è possibile anche grazie alla collaborazione consolidata con Banca Etica. «Avevamo bisogno di un ente finanziatore – conclude Zordan – e abbiamo aperto il primo conto corrente (associato ad anticipo fatture, anticipo contratti e fido di cassa, ndr). Man mano che l’attività cresceva abbiamo trovato nella banca un grande interesse verso le nostre attività, percependo – anche nelle sue comunicazioni ai soci – di essere considerati una iniziativa di valore. E desiderando a nostra volta dare valore ai piccoli investimenti che facciamo, abbiamo sempre declinato le proposte di altri istituti bancari: del resto solo Banca Etica ci è stata vicina dal principio, quando nessun altro credeva nel progetto. E anche se questa scelta comporta il rinnovo annuale della nostra adesione a un codice etico impegnativo, lo facciamo volentieri».
photo credits: Pari Passo
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