“Era il 1986, e mentre la società italiana si avviava verso un periodo di riflusso e di disimpegno sociale rispetto alle stagioni dei decenni precedenti, nasceva la Comunità Oasi2, inserendosi in una linea di controtendenza che intendeva raccogliere le eredità migliori dell’impegno sociale della cultura progressista, laica e cattolica. I primi progetti erano in particolare rivolti alla fascia dei minori a rischio di devianza e disagio”.
Comincia così a Trani, in Puglia, la storia della Comunità Oasi2 San Francesco, la Cooperativa Sociale presieduta da Vincenzo Rutigliani. Oggi amplia il suo raggio d’intervento su tutto il territorio regionale.
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 cresceva l’esclusione sociale delle persone tossicodipendenti. Il boom dell’uso di droghe endovena iniziato in Italia tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 era arrivato anche a Trani, in particolare con l’eroina.
“Occupandoci di minori, si passò alla cura della piaga della tossicodipendenza che coinvolgeva il mondo giovanile”.

In quasi quarant’anni sono cambiati bisogni, fenomeni di esclusioni, dipendenze
Questi quasi quarant’anni, racconta Rutigliani, hanno visto la società cambiare e con essa anche il quadro dei fenomeni di esclusione. Oasi2 si è evoluta seguendone le mutazioni e cercando sempre letture nuove, provando sempre di ad anticipare le possibili soluzioni. Oggi la cooperativa conta circa 110 tra dipendenti e collaboratori, più una fitta rete di volontari che affiancano il lavoro dei professionisti. “Lo scorso anno abbiamo accolto nelle nostre strutture e hanno beneficiato delle nostre attività quasi 3.000 persone”.
I numeri – spiega – sono in costante aumento. Cambia continuamente il quadro generale, cambiano le politiche nazionali ed europee ma cambiano anche i bisogni delle persone. “Se penso alle dipendenze patologiche questo cambiamento è chiarissimo. Il quadro di oggi è molto diverso anche da quello di pochi anni fa, quando ero responsabile di una comunità. Oggi, ad esempio, cerchiamo di dare risposte personalizzate, più complete e concrete alla problematica del disturbo da gioco d’azzardo patologico”.
Gli ambiti di lavoro sono tanti e diversi: i minori vittime di abuso e maltrattamenti, i minori stranieri non accompagnati, le persone migranti, la dipendenza da sostanze o i disturbi comportamentali, le vittime di tratta e sfruttamento sessuale o lavorativo, i disturbi cognitivi. Agli inizi degli anni ’90 è nata la nostra prima Comunità terapeutica, Controvento, che oggi ha sede a Trani, in un bene confiscato alla mafia. Verso la fine del decennio abbiamo iniziato a occuparci in maniera più strutturata dell’accoglienza di persone migranti. “Siamo stati tra i primi soggetti in Puglia e in Italia – racconta – ad occuparci di tratta e sfruttamento sessuale e lavorativo, tutt’ora ce ne occupiamo con il progetto regionale “La Puglia Non Tratta” insieme ad altri soggetti. Gestiamo una serie di progetti di accoglienza S.A.I. (ex SIPROMI, ex SPRAR) nei territori di Trani, Bisceglie, Corato e Ruvo di Puglia. Non si sono mai interrotte le iniziative di prevenzione, di animazione socio – culturale e di sensibilizzazione nel territorio, perché per noi è sempre stato imprescindibile agire sui modelli culturali dei comportamenti individuali e collettivi”.
“Fatti in casa” nella Casa di accoglienza Don Tonino Bello
Oltre alla comunità Controvento, Oasi2 gestisce ormai da qualche anno anche una comunità terapeutica per dipendenze patologiche: la Comunità Casa Don Tonino Bello, a Ruvo di Puglia. “La struttura si trova nel territorio della pre-murgia ed è circondata da tanti ettari di terra da coltivare. Questo elemento ci ha dato l’idea per lanciare il nostro progetto di agricoltura sociale denominato “Fatti in casa”. Gli ospiti della comunità sono impegnati in una vera e propria attività professionale. “Abbiamo cominciato con la coltivazione di ortaggi a scopo terapeutico – ripercorre Rutigliani – per poi passare all’autoconsumo. A un certo punto però la produzione era tale che abbiamo provato a trasformarla. Prima ci siamo rivolti a laboratori esterni e poi, grazie a un finanziamento della Regione Puglia, abbiamo aperto il nostro laboratorio per la trasformazione di prodotti orticoli e di frutta. Oggi produciamo e commercializziamo olio e.v.o., sott’olii, marmellate, salse di pomodoro e altri prodotti.
“È il nostro fiore all’occhiello, perché le persone che lavorano nei laboratori o sui campi sono ospiti, quello è il loro strumento per emanciparsi”, racconta Rutigliani. “Lo sbocco occupazionale ti consente di chiudere un cerchio. Se le persone alla fine di un percorso riabilitativo non hanno un lavoro, un modo per risparmiare e poi autodeterminare la propria vita, mancherà sempre un pezzo. Quello che consente di fare progetti. Così è più difficile non rientrare in certe dinamiche”. “E poi – continua – lavorare per produrre qualcosa di buono, di genuino, valorizzando il proprio territorio e distribuendo i nostri prodotti a chilometro 0 è quanto di più terapeutico si possa fare”.
Rutigliani è convinto che questo sia anche un nuovo modo di concepire il welfare. “Svincola l’evoluzione della cooperativa dai finanziamenti pubblici che, come sappiamo, sono sempre di meno. A questa scarsità abbiamo deciso di rispondere in parte con le attività di raccolta fondi, in parte con progetti collaterali di attività allo stesso tempo di inserimento lavorativo e di profit che permettono anche di sostenere una parte delle attività di carattere sociale”.

Gli altri progetti della cooperativa
Oasi2 da più di 12 anni si dedica anche alle persone con disturbi cognitivi, a Villa Nappi, a Trani, dove gestisce un centro diurno. La cooperativa si occupa anche di accoglienza per donne e minori vittime di violenza o minori stranieri non accompagnati, ospitati nelle Comunità Melampo e San Magno, a indirizzo protetto. E, come racconta Corrado De Gennaro, referente Banca Etica per il progetto: “Per i migranti vengono gestiti diversi progetti di accoglienza diffusa nei Comuni di Trani, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Corato. Oltre a offrire vitto e alloggio, viene prestata assistenza per le visite mediche, per ottenere i documenti (permessi di soggiorno ecc.) e vengono svolti servizi per l’integrazione scolastica, laboratori fotografici, di artigianato ecc.: per come la vedo io, le diverse accezioni di un’unica parola, l’accoglienza”.
Il piano progettuale però è in constante evoluzione. Come racconta il presidente, presto ci sarà l’inaugurazione ufficiale di una nuova struttura dedicata alla cura dei disturbi da gioco d’azzardo patologico. Una comunità finanziata da Fondazione CON IL SUD in cui si realizzano attività diurne settimanali con il coinvolgimento delle famiglie degli utenti, e weekend residenziali di attività come psicoterapia individuale, di gruppo, educativa, incontri con assistenti sociali o di formazione sulla gestione del denaro. “Sono cambiate le sostanze, sono mutati gli stili di consumo – ripete Rutigliani – ed è sempre più variegato il mondo delle dipendenze. Le persone oggi hanno molte più fragilità”.
La relazione con Banca Etica
La relazione con Banca Etica è legata soprattutto ad anticipazioni di progetti e fatture. “Senza Banca Etica potremmo fare davvero poco”, racconta il presidente della Cooperativa. “La maggior parte dei finanziamenti che riceviamo è di carattere pubblico. I tempi di elargizione sono irregolari, legati a rendicontazioni o stato avanzamento lavori. Ci sono progetti per cui i soldi finanziamenti e i compensi vengono erogati addirittura dopo oltre 2 anni. Banca Etica ci permette di avere una continuità e pagare regolarmente i lavoratori, i fornitori, eccetera. È una cosa molto importante per noi. Un lavoratore sereno, che può permettersi di dedicare del tempo alla sua famiglia, di pagare il mutuo regolarmente, è fondamentale per svolgere un lavoro così delicato. Questa continuità la possiamo garantire attraverso le linee di anticipo di fattura, suoi progetti. A volte Banca Etica ci finanzia anche degli start-up di nuove attività. In questo modo gli investimenti non incidono sulla liquidità ordinaria”.
Il rapporto con Banca Etica – continua – è strategico anche perché ci consente di intervenire nell’ambito del mercato, per contribuire alla diffusione della dimensione etica e umana nei circuiti dell’economia e della finanza”.
La relazione è però anche di stima reciproca, come riportato da De Gennaro: “Grazie a loro vengono realizzate tante iniziative importanti e necessarie a sostegno degli ultimi, dei fragili, e poter sostenere questa cooperativa è una gratificazione e un grande motivo di orgoglio per me e per i colleghi e le colleghe della Filiale di Bari”.
Foto di Oasi2
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