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Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

Etica e cooperativa

L’ECONOMIA È DONNA

Ventun’anni fa nasceva Banca Etica e la coincidenza del nostro compleanno con l’8 marzo mantiene sempre viva la consapevolezza che le donne sono una colonna portante della nostra economia, grazie alla capacità di tenere insieme lavoro e futuro con famiglie e collettività.
Promuoviamo la parità di genere e l’empowerment femminile:
attraverso il credito per supportare l’imprenditoria femminile e favorire l’inclusione finanziaria. Al nostro interno, inserendo strumenti per la miglior conciliazione dei tempi di vita e lavoro, diffondendo la cultura della parità di genere tra i lavoratori e le lavoratrici.

Ecco una breve intervista alla presidente di Banca Etica, Anna Fasano.

Sei socia di Banca Etica da 18 anni. Come l’hai consciuta? E quale percorso ti ha portato a diventarne la prima presidente donna?

Ho conosciuto Banca Etica nella scrittura della mia tesi di laurea “Il ruolo delle banche nello sviluppo sostenibile”; un cammino iniziato 18 anni fa che mi ha fatto avvicinare come socia, prima componente del git, poi valutatrice sociale e, su proposta dei soci del Friuli Venezia Giulia iniziare il percorso all’interno del Cda. Con il mio lavoro – da 20 anni nel campo della cooperazione internazionale prima e dell’housing sociale – mi sono trovata a contribuire alla costruzione di attività economico-sociali che mettessero al centro la persona e l’ambiente.

Oggi nel CdA di Banca Etica ci sono 5 donne e 8 uomini. Questo equilibrio di genere è realtà anche in altri campi decisionali?

Alcuni anni fa abbiamo vissuto un cda con maggioranza femminile. La possibilità di costruire percorsi di governance cooperativa, di rafforzare la visione strategica a 360° della banca, con un approccio di medio periodo è tanto più forte quanto più è presente una forte componente del genere femminile negli organi di governo. E’ importante quindi non solo che vi sia un buon mix nel cda ma che vi sia la possibilità di dar voce ai pensieri, agli approcci diversi e che rappresentano la “pluralità” oltre che la collegialità.

Oggi ci sono pochissime donne a capo di imprese finanziarie nel mondo. Da cosa dipende questo sbarramento?

Il numero delle donne che stanno entrando nei Cda è in aumento, grazie anche ad alcune norme presenti in molti paesi europei: “costringere” ad avere le quote rosa è un primo passo per permettere l’accesso delle donne a luoghi fino a poco tempo “off limits”.

Le indicazioni EBA recenti sono molto chiare nell’individuare nel “diversity” di competenze, percorsi culturali, età, appartenenze territoriali e genere la forza di un adeguato organo di supervisione strategica.
La sfida da affrontare immediatamente è quella relativa ai ruoli dirigenziali, ancora troppo poche sono le donne che accedono ai ruoli di CEO e CFO. Vanno incentivati percorsi manageriali che permettano a tutti (uomini e donne) di crescere professionalmente e mettere a servizio delle società le proprie competenze e abilità. Servono policy coraggiose che non permettano gap salariali “di genere”, differenze che si confermano essere del 10%.

Nel movimento della finanza etica ci sono gli stessi squilibri di genere?

La finanza etica e la microfinanza devono sicuramente migliorare le proprie policy e attivarsi con più forza rispetto all’accesso delle donne ai ruoli apicali.
Se il prossimo rapporto sulla finanza etica in europa analizzasse gli organi di governo e di gestione con indicatori sulla parità di genere sarebbe interessante. Se Febea e GABV unitamente decidessero insieme qualche obiettivo sfidante per il prossimo triennio sarebbe non solo un segnale ma un impegno collettivo a cambiare concretamente le cose.
Il cambio culturale auspicato da tutti noi passa attraverso gesti molto concreti.

Quali proposte per la parità di genere Banca Etica potrà sviluppare nel futuro?

Banca Etica, può e deve “rivoluzionare” i contesti economico sociali in cui è presente. Sicuramente è importante (direi indispensabile) agire sulle policy interne e mettere in atto sempre più strumenti che permettano l’accesso ai ruoli apicali alle donne. Il modello organizzativo utilizza ancora un linguaggio “maschile”, il lavoro agile è sicuramente uno strumento molto importante ma possiamo pensare anche a migliorare alcuni processi che permettano una sempre maggior conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.

Dobbiamo però agire anche con tutti i nostri soci e clienti, lavorare con i nostri partner e compagni di viaggio su politiche, azioni e strumenti che permettano realmente quell’empowerment femminile di cui tutti parlano. Banca Etica può ad esempio lavorare – sempre in sinergia con i vari territori – sull’inclusione finanziaria; è infatti confermato il dato del gender gap anche in tema di alfabetizzazione finanziaria, del 5% mondiale che sale al 15% in Italia.
Non ultimo la lettura delle dinamiche associative dei nostri portatori di valore, in particolare dei soci organizzati sui territori; tanti i percorsi che pongono il tema di genere e intergenerazionale come spazi su cui tutte le persone socie sono chiamate ad impegnarsi per l’accessibilità che abbia sempre più un linguaggio plurale.

Qual è il contributo di Banca Etica nella situazione socio economica in Italia e in Spagna?

Banca Etica, o meglio, il Gruppo BE si trova a dover affrontare i suoi “secondi 20 anni” in un contesto sia finanziario che economico sociale in completa evoluzione.
Una finanza sempre più scollegata dall’economia e nelle mani di pochi grandi gruppi bancari e un modello economico che dimostra i suoi limiti, ha sperimentato varie alternative ma è sempre schiavo del modello mainstream. La finanza etica può rovesciare questo paradigma, o meglio..iniziare il percorso trasferendo risorse da settori e aziende controverse a quelle che mettono al centro le comunità e l’ambiente; può far crescere l’economia sociale emergente che si basa sulla cooperazione, condivisione e collaborazione e soprattutto può risvegliare i cittadini riconsegnando il potere della scelta nelle loro mani.
Come dire, c’è molto lavoro per la finanza etica!

 

L’illustrazione è stata realizzata da Simona Bonafini