Le banche etiche stanno lanciando un chiaro messaggio al mondo della finanza: è giunto il momento di porre fine agli investimenti nelle guerre. Durante il summit mondiale della finanza etica, è stato presentato il rapporto “Finanza di pace. Finanza di guerra“, che ha evidenziato l’enorme cifra di oltre 959 miliardi di dollari destinati dalle istituzioni finanziarie a supportare la produzione e il commercio di armi. Questo report, commissionato da Fondazione Finanza Etica e dalla Global Alliance for Banking on Values (GABV), ha svelato una realtà sconcertante: quasi la metà di questo investimento proviene dagli Stati Uniti, con altri 79 miliardi di dollari provenienti dai primi 10 investitori europei. Inoltre, le maggiori banche europee hanno investito ben 87,72 miliardi di euro in aziende produttrici di armi.
Questi dati sono preoccupanti, considerando che nel 2023 la spesa globale per la difesa ha raggiunto la cifra record di 2,2 trilioni di dollari, con un aumento del 9%. Le guerre in Ucraina e Palestina hanno ulteriormente alimentato il valore delle azioni delle imprese produttrici di armi, portando a una corsa agli armamenti senza precedenti. Ecco perché è urgente porre fine a questo ciclo di violenza.
Il rapporto ha evidenziato che molte banche etiche, in contrasto con le pratiche delle banche mainstream, hanno scelto di non finanziare la produzione o il commercio di armi. Queste istituzioni si impegnano a mettere la finanza al servizio di un cambiamento positivo per le persone e per il pianeta, escludendo le armi dai loro prestiti e dagli investimenti. Questa scelta non solo dimostra un impegno etico, ma ha anche un impatto concreto: sensibilizza l’opinione pubblica sulle conseguenze disastrose degli investimenti nelle armi e rende più difficile per le aziende produttrici di armi acquisire capitali.
A fronte di questa situazione, le banche etiche hanno presentato il Manifesto per una finanza di pace, condannando ogni tipo di conflitto e chiedendo alle istituzioni finanziarie mainstream di smettere di finanziare la produzione e il commercio di armi. È tempo di trarre profitto dalla pace, non dalla guerra.
Banca Etica, la prima e tuttora unica banca italiana interamente dedicata alla finanza etica, ha giocato un ruolo chiave in questo appello. Operando da 25 anni su tutto il territorio nazionale, Banca Etica ha raccolto il risparmio di cittadini e organizzazioni responsabili e lo ha utilizzato per finanziare progetti finalizzati al benessere collettivo. Contando oltre 47 mila soci e una raccolta di risparmio di oltre 2,4 miliardi di euro, Banca Etica dimostra che è possibile fare finanza in modo etico e sostenibile.
La Global Alliance for Banking on Values (GABV), una rete di banche indipendenti che utilizzano la finanza per garantire uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile, ha sostenuto attivamente questo appello. Con oltre 70 membri in 45 paesi, la GABV si impegna a cambiare il sistema bancario in modo che sia più trasparente e al servizio dell’economia reale.
In conclusione, è giunto il momento di porre fine agli investimenti nelle guerre e di mettere la finanza al servizio della pace e del benessere collettivo. Le banche etiche stanno guidando questa rivoluzione, dimostrando che è possibile fare finanza in modo etico e sostenibile.
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