In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
Siamo un Paese strano. In cui il Terzo settore e il non profit crescono, con ottimi valori nei comparti tutela dei diritti, filantropia, promozione del volontariato, cooperazione e solidarietà internazionale, e contemporaneamente si registrano fiammate di carattere xenofobo e razzista che arrivano fino a occupare i vertici del governo nazionale. Un Paese nel cuore del Mar Mediterraneo, storicamente produttore di migranti, che – rispetto a quelli che riceve, spesso orientati a utilizzare l’Italia come semplice approdo verso l’Europa – oscilla tra una rappresentazione criminalizzante, un decreto che ha preso di mira la protezione umanitaria e lo status di richiedenti asilo, e un’offerta concreta di ben altro tenore. Decine di comunità segnate da un’accoglienza straordinaria (Lampedusa e Riace come simbolo), sostenute grazie a un sistema nazionale consolidato di progetti che genera lavoro per migliaia di persone e si avvale di grandi professionalità. Un sistema di cui gli strumenti chiave sono i cosiddetti progetti Cas (cioè i Centri di accoglienza straordinaria) e gli ex Sprar (oggi confluiti nella rete Siproimi, in attesa – mentre scriviamo – del decreto attuativo che ne definisca il prossimo futuro).
Accoglienza e inclusione, d’altra parte, hanno bisogno di risorse economiche per funzionare. E Banca Etica, fedele alla sua mission, è senz’altro un istituto in prima linea su questo fronte. Ma non solo a parole. A giugno 2019 aveva ben 110 milioni di euro di affidamenti accordati a centinaia di realtà (I Girasoli, Il melograno, Etnos, Progetto Sud, Less e molte altre…) che sul territorio nazionale si occupano di migranti. Anzi, per essere più precisi, quasi 350 Sprar e più di 300 Cas facenti capo a 162 organizzazioni beneficiarie di un apporto finanziario concesso sotto forme e servizi diversi. Con un impegno che – per parlare più di persone che di fredde cifre – ha raggiunto un numero di migranti assistiti in Italia prossimo alle 20mila unità. Una moltitudine ampia composta da giovani donne e uomini, o minori, che non hanno ricevuto solo vitto e alloggio, ma istruzione sulla nostra lingua e il funzionamento di leggi e burocrazia, e poi supporto psicologico e protezione, cure mediche e formazione lavorativa. Insomma, al di là di ogni propaganda, un patrimonio che, se ben seguito, contribuisce al ripopolamento e crea tessuto sociale, democratico e produttivo, essenziale per la collettività.
Non dimentichiamo che, stando al VI rapporto – 2017 dell’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti, creato all’interno del Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), gli immigrati residenti in Italia sono 5 milioni, cui se ne aggiungono altri 500mila cosiddetti “soggiornanti” (l’8,3% della popolazione nazionale, contro il 6,6% della Francia e il 10,5% della Germania). Da loro dipendevano, a fine 2017, quasi 590mila imprese (l’80% individuali), di cui 452mila condotte da persone provenienti da Paesi a basso e medio reddito. Nel nostro Paese gli immigrati producono circa 130 miliardi di euro del Pil annuale e 11 miliardi di contributi previdenziali ogni anno. Senza contare che in Italia, dove è grave e diffuso il ritardo in tema di educazione finanziaria, gli immigrati acquisiscono un “profilo finanziario evoluto”, cioè accedono e sfruttano un ventaglio articolato di servizi, in 5-7 anni da quando entrano in una banca la prima volta, contro i 15 anni di un italiano.
E allora, per molte di tali ragioni, Banca Etica continua a investire in questa direzione. Non solo accompagnando Cas e Sprar, ma dando fiducia a decine di società a guida “straniera”. Come quando, per esempio, ha creduto nelle avventure imprenditoriali di Pinsa Allegra e Casa Siriana: l’una condotta da un siriano che sfida testaccini e trasteverini infornando la pinsa romana tipica, l’altra dove un siriano a Brescia propone altrettanto orgogliosamente la cucina della sua terra ai lombardi. Oppure sostenendo Origens che, per non far torto a nessuno, regala alla Puglia sapori da tutto il mondo. Perché dietro un finanziamento concesso a queste persone quasi sempre c’è ben altro. Voglia di riscatto e lavoro, famiglie coraggiose e storie personali aggrappate a una scommessa compiuta sull’Italia. E se le facce dei migranti sono tante e diverse, anche il sostegno finanziario alle loro vite deve sapersi adattare ai bisogni. Così Banca Etica è sia sponsor di Atletico Diritti, formazione calcistica composta da studenti universitari, migranti e persone provenienti da percorsi penali, sia sostenitrice fin dalla nascita di Start Refugees, piattaforma che cerca di far incontrare la domanda di lavoratori temporanei con l’offerta dei migranti nei comuni di Genova e Savona.
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