Il Lago d’Orta, tra la provincia di Novara e quella del Verbano-Cusio-Ossola, è uno dei pochi bacini piemontesi sfuggito alla turistificazione selvaggia. A differenza dei laghi vicini, resta ancora un’oasi di tranquillità in cui il rispetto per la natura e la fauna locale sono priorità per la cittadinanza e le istituzioni.
Intorno al lago sono in atto diversi processi di partecipazione attiva, di cui uno degli attori principali è un’associazione che si occupa di sensibilizzazione, educazione ambientale e non solo, tutela del territorio e molto altro: Dragolago.
Valorizzare il territorio per contrastare il turismo predatorio
«Il nostro bacino principale – ha spiegato Marco Peduzzi, referente di Dragolago – sono i giovani. Con loro e per loro ci occupiamo di educazione ambientale, alla non violenza, all’inclusione, e lavoriamo tanto alla costruzione di processi partecipativi».
Le attività all’interno di questi percorsi sono varie, dai campi estivi residenziali alle mostre tematiche, in particolare una sulle piante come organismi viventi, ispirata al lavoro del botanico Stefano Mancuso, e una sulla difesa del suolo, molto apprezzata dalle scuole dell’area. Alla tutela del territorio è legata anche l’attività di mappatura dei boschi civici, all’interno dei quali una rete di volontari si occupa della cura dei sentieri, patrimonio essenziale della zona. Diversi sono gli interventi legati al turismo di prossimità: Dragolago opera con una cordata di altre associazioni territoriali per preservare l’area dal turismo aggressivo e dannoso per gli equilibri dell’ecosistema, e andare invece nella direzione della sostenibilità.
L’associazione nasce da un gruppo di amici, impegnati in diversi percorsi di volontariato legati alla tutela del territorio. «A un certo punto – racconta – ci siamo resi conto che le nostre attività crescevano e con esse la nostra rete, ed è stato naturale creare una struttura per fare in modo di poterci dedicare interamente a esse». Da lì sono aumentate le persone coinvolte, così come il numero delle attività, i progetti in corso. E le ambizioni future, che vedono come priorità l’ampliamento della rete per rendere ancora più partecipate e condivise la progettazione territoriale, il monitoraggio, la valutazione.
Percorsi già rodati, e molto efficaci, come dimostra la vicenda della Torre del Buccione. Unica superstite di un castello del Duecento, è stata a lungo abbandonata nonostante sia un pezzo fondamentale dell’identità del territorio: «Dopo anni di pressioni sull’amministrazione di Orta siamo riusciti a ottenerne il restauro, e adesso è un bene fruibile dalla cittadinanza. Il nostro intento – prosegue – è di animarlo con diverse attività e fare in modo che torni a essere un bene simbolo, la prima immagine che ti viene in mente quando pensi a queste zone».
Il prossimo passo è chiedere l’affidamento del castello di Masino, il più grande bene confiscato del Piemonte, sottratto alla famiglia mafiosa Galasso. «Vorremmo riqualificarlo – spiega Peduzzi – trasformandolo in una location per la celebrazione di matrimonio equi e solidali, visto che prima era usato per i matrimoni e le celebrazioni mafiose». Le prospettive di acquisizione sembrano molto positive, spiega, perché la cordata proponente è l’unico soggetto non privato tra tutti i candidati, conta sull’appoggio di Libera ed è ben vista dalla Regione Piemonte.
Il progetto Quadriborgo e il contributo di Banca Etica
Come ha spiegato Davide Macrini, referente Banca Etica per l’associazione, il rapporto con Dragolago è iniziato nel giugno 2023, con l’erogazione di un finanziamento per anticipare le spese delle attività del progetto Quadriborgo. Approvato dal Ministero della Cultura nell’ambito dei bandi PNRR, il progetto è volto alla tutela della valorizzazione del borgo di Ameno e coinvolge, oltre a Dragolago, il Comune di Ameno, l’Associazione Mastronauta e la Fondazione CROSS. Uno degli scopi è realizzare una comunità di pratica, luogo di confronto e coordinamento degli esercenti e dei portatori di interesse locali. «Con questo strumento – spiega Peduzzi – non solo superiamo la logica della concorrenza, perché i commercianti si confrontano e concertano, ma stiamo lavorando per prendere una serie di decisioni comuni con l’amministrazione. Ad esempio, come spendere gli introiti delle tasse di soggiorno turistiche. Vogliamo destinarli a qualcosa che faccia bene alla comunità».
«Banca Etica è stata essenziale – racconta – perché ci ha consentito di realizzare le attività con un anticipo delle spese. Siamo assegnatari di contratti d’appalto da parte del Comune di Ameno, unico beneficiario del progetto, per circa 230mila euro, ma ci vengono erogati solo a rendicontazione di spesa avvenuta». Il rapporto con la Banca, tuttavia, ha avuto anche un altro impatto positivo, non finanziario: «Per accedere al finanziamento abbiamo dovuto raccontare chi siamo, cosa facciamo e quali sono i nostri impatti. Per noi è stato illuminante: ci ha costretti a porci domande, a ragionare insieme, a uscire dalla gestione della routine quotidiana per fermarci e guardarci dentro, capire qual è la direzione intrapresa e quella da intraprendere».
Scrittori in Erba: il concorso per giovani, organizzato e gestito da giovani
Gli impatti delle attività di Dragolago riguardano sicuramente l’ambiente e la tutela del territorio, così come l’educazione. C’è un elemento ulteriore sul quale Peduzzi insiste, ed è la partecipazione, soprattutto dei giovani. Sono loro che ogni anno organizzano Scrittori in Erba, un concorso per giovani penne nell’ambito del Festival di letteratura per ragazzi Letture Amene. «Il concorso è interamente gestito dai giovani, noi ci limitiamo a facilitare i processi ma sono loro a selezionare i racconti, fare la giuria, prendere le decisioni più importanti, organizzare le attività, contattare ospiti e istituzioni», spiega Peduzzi, e racconta come il concorso stia crescendo di anno in anno, insieme a Letture Amene, che ha ospitato grandi nomi della letteratura per ragazzi come Raffaella Castagna ed Emanuela Bussolati, quest’anno direttrice artistica del festival. Un’attività dal forte valore partecipativo ma anche simbolico: Omegna, una delle città della riviera del lago di Orta, è la città natale di Gianni Rodari, che ha ambientato C’era due volte il barone Lamberto proprio sull’isola lacustre di San Giulio. A questo si aggiunge un ulteriore elemento da considerare: «I ragazzi coinvolti nelle nostre attività sono spesso anche provenienti dalle categorie più svantaggiate. Soggetti a rischio di dispersione scolastica, di esclusione sociale, che invece prendono parte in prima persona alla produzione culturale del proprio territorio. In questo modo rivalutano anche i propri percorsi individuali, e per noi questo è un impatto fondamentale». «Natura, ragazzi, lago, boschi, animali, sono tutti soggetti di una relazione profonda, da rinsaldare e su cui insistere», spiega Peduzzi.
foto fornite da Dragolago
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