In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
Una storia che parte da lontano e da sempre guarda verso una società in cui la parità di genere è espressa quotidianamente nei fatti. Dove è garantito il diritto delle donne, come di ogni persona, a non subire violenza, maltrattamenti, sfruttamento. Così possiamo sintetizzare il percorso di Differenza Donna, organizzazione nata a Roma nel marzo del 1989 da chi aveva elaborato la visione di una partecipazione reale delle donne all’interno della società, dopo aver vissuto con fervore l’esperienza del femminismo, con l’occupazione di palazzo Nardini in via del Governo Vecchio (dal 1976 allo sgombero definitivo della polizia nel 1984) e la nascita dei consultori, che accompagnavano la legge sull’interruzione di gravidanza. Sono passati trent’anni e il senso di quell’impegno non sembra davvero svanito, anzi, se ogni 72 ore la cronaca ci costringe a inserire il termine “femminicidio” nella drammatica scaletta delle notizie.
Nel 1987 si formò l’intenzione di far nascere nella regione Lazio i centri antiviolenza e di diffondere nella società una cultura diversa, e da lì alla costituzione dell’89 il passo è stato breve. «Una donna che viene al centro nel primo appuntamento quasi sempre ci racconta la sua storia con il timore di non essere creduta – spiega la presidentessa Elisa Ercoli – e guardandola con gli occhi di lui, che l’ha obbligata a vedere la realtà così, per cercare di prevedere ed evitare le occasioni di violenza. È un sistema automatico di difesa personale… e non è un problema che riguarda solo le due persone tra cui si stabilisce la violenza, è pubblico e politico». Per questo è nata Differenza Donna, che a Roma ha il suo centro antiviolenza principale, sostenendo un ufficio legale con 22 avvocate, e lo sforzo di educatrici, giornaliste, psicologhe, assistenti sociali, operatrici di accoglienza… tutte abituate a praticare la multidisciplinarietà, in collegamento con una rete esterna di operatori e organizzazioni che possono intervenire a sostegno di un singolo progetto o dell’assistenza a una persona. La ong gestisce inoltre i percorsi dei Codici Rosa, essendo presente in numerosi i pronti soccorsi, dove le donne vengono seguite per il riconoscimento dei propri diritti e accompagnate verso l’uscita dalla violenza.
Ma è un viaggio faticoso, per tutti gli attori coinvolti. E richiede anche l’appoggio delle istituzioni finanziarie, a cominciare dalla finanza etica e da Banca Etica, con cui – sottolinea Ercoli – c’è in comune «come primo obiettivo il bene collettivo e non quello individuale». E perciò «Quando sono diventata presidente, nel 2014,– prosegue Ercoli – ho subito lavorato perché Differenza Donna diventasse socio di Banca Etica. Mi era chiarissima la differenza con le altre banche, operando nel Terzo settore e nell’ambito sociale. La nostra ong vince infatti tanti progetti ma, visto che i finanziatori spesso sono lenti nell’erogare i fondi necessari, questo determina delle mancanze di liquidità cui dobbiamo fare fronte. Abbiamo perciò avviato con la banca un servizio di anticipo contratti. Ma nel futuro è nelle nostre intenzioni proporre un progetto nostro, che abbia come partner sostenitore proprio Banca Etica».
L’organizzazione, del resto, dal 1989 non ha mai smesso di crescere. E oggi, oltre ai numerosi centri antiviolenza diffusi in Italia, si avvale di circa 140 professioniste per numerosissimi progetti: dalla formazione nelle scuole alla gestione di due case rifugio (dove ospita le donne coi loro bambini) agli Sportelli antistalking… Opera perlopiù nel Lazio, ma è presente con un suo centro a Sala Consilina (Sa) e a Palermo, dove lavora per sostenere la costituzione di parte civile nei processi per tratta di esseri umani, in collaborazione con l’Associazione donne di Benin City. Dal 2018 Differenza Donna è capofila di un progetto Daphne dell’Ue su prevenzione e contrasto delle mutilazioni dei genitali femminili, e ha lanciato il primo Osservatorio sulla violenza contro le donne con disabilità. Infine si occupa di cooperazione internazionale, avendo sperimentato con successo il proprio modello d’intervento in Russia, Kazakistan, Palestina, Marocco, Nicaragua.
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