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Cooperativa allevatrici sarde, in direzione ostinata e contraria ma verso il futuro

Cooperativa allevatrici sarde, in direzione ostinata e contraria ma verso il futuro

Scritto da Corrado Fontana, giornalista di Valori.it

«I nostri punti vendita sono un presidio economico, ma non solo. Perché nei piccoli paesi, che si stanno progressivamente spopolando, se si chiudono questi punti vendita anche il tessuto sociale ne risente, soprattutto per quanto riguarda le persone anziane o coloro i quali sono più fragili e non possono spostarsi con la macchina». Così Pieranna Calderaio, presidente di recente nomina della Cooperativa Allevatrici Sarde (CAS), mette a fuoco un punto essenziale della mission di una realtà importante della Sardegna. Una realtà che nel tempo ha cambiato pelle ma non il  carattere deciso di valorizzazione del territorio oristanese e delle comunità locali.

Non a caso per celebrare i suoi 50 anni di attività scoccati nel 2012 la cooperativa ha celebrato il traguardo raggiunto con una mostra fotografica e diverse iniziative sotto lo slogan “Mancai barrosas”. Forse si potrebbe tradurre con “Ancora convinte”, ma così facendo si farebbe torto ad una storia di «donne che, a dispetto di una consuetudine paralizzata e paralizzante, si sono mosse in direzione “ostinata e contraria”, caparbie e testarde, volitive e consapevoli». Elementi che risiedono nell’aggettivo sardo “barroso” e trovano riscontro non solo nella longevità di CAS ma anche nei suoi numeri. La cooperativa ha registrato nel 2017 un fatturato di 9,5 milioni di euro e conta oggi 11 mila e 600 soci – in crescita dal 2012 –. È composta da donne quasi al 90%, tanto da potersi definire la “più grande Cooperativa al femminile d’Europa”. 

E la volontà forte è di certo una qualità che le socie di CAS hanno messo spesso in pratica. Tanto all’avvio, quando le attività principali erano l’allevamento di animali da cortile e la vendita di mangimi orientate all’autoconsumo, quanto successivamente. Quando hanno “inventato” l’agriturismo (diffuso) in Sardegna e impiantato il loro laboratorio per la panificazione e la produzione di dolci e paste tipiche sarde. E poi, entrate a far parte di Coop Italia, quando hanno continuato a presidiare il territorio attraverso 22 punti vendita in altrettanti piccoli comuni. Una rete di negozi di vicinato che propongono prodotti delle grandi marche ma anche di soci e imprenditori dell’agroalimentare locale. E che si reggono sulla mutualità – gli utili dei punti vendita che vanno meglio sono reinvestiti per sostenere gli altri –.

La Cooperativa Allevatrici Sarde ha resistito all’incendio doloso del suo magazzino nel 1992. E ha retto al Jobs Act che, mettendo al bando la forma di lavoro di associazione in partecipazione, l’ha costretta ad assumere molti soci con il contratto nazionale delle cooperative, cancellando purtroppo una parte importante della vita comunitaria. «L’elezione della segretaria, che era una forma di democrazia importantissima perché permetteva alle socie di eleggere direttamente le proprie rappresentanti nei punti vendita».

Ma soprattutto CAS prosegue solidamente il suo cammino. Organizza i corsi di formazione dedicati ai prodotti tipici antichi (i pani, i dolci e gli oli) «di cui si sta perdendo la manualità». E investe sui pannelli fotovoltaici «per sviluppare energia pulita e diversificare il nostro approvvigionamento, garantendoci un futuro, con uno sforzo che ci può portare anche un ritorno economico». Pannelli fotovoltaici collocati sia sul magazzino di Santa Giusta che sul panificio, grazie a un progetto condotto insieme a Banca Etica, che «ci è stata molto vicina – conclude la presidentessa – anche in occasione del rogo del 2016 che ha distrutto di nuovo il magazzino, danneggiando anche l’impianto fotovoltaico sul tetto». In occasione dell’incidente «Banca Etica ha fatto manleva per noi perché potessimo utilizzare i fondi dell’assicurazione», e ora la struttura è ricostruita. Cosicché CAS può puntare con fiducia al traguardo dei 100 anni di attività.

A conferma della relazione tra la CAS e Banca Etica, la presidente della cooperativa ha accettato di collaborare al progetto Cari Vecchi Soldi, recitando insieme a Pietro Sermonti per raccontare in una manciata di secondi come si sono incrociate la storia di Cooperativa Allevatrici Sarde e quella Banca Etica.

Buona Visione!

 

 

 

Guarda tutte le puntate della miniserie Cari Vecchi Soldi