Il Sudan è scosso da una guerra civile iniziata il 15 aprile 2023, con scontri a fuoco per le strade della capitale Khartoum tra i soldati dell’esercito governativo sudanese (SAF) e le milizie paramilitari Rapid Support Forces (RSF).
Dalla prospettiva di una gestione unitaria del Paese si è infatti passati al conflitto aperto, dopo il mancato raggiungimento di un accordo per l’unione delle due forze armate. E la contesa è sfociata in atti di violenza che stanno infiammando sia la capitale che vari centri abitati nel Paese.
La guerra ha già causato più di 400 morti tra i civili, oltre a migliaia di feriti.
Data la situazione di generale insicurezza, nei giorni scorsi è stata perciò organizzata una grande missione di evacuazione coordinata da vari Stati europei per portare in salvo centinaia di cittadini stranieri rimasti bloccati a causa dei combattimenti. Tuttavia rimane in grave pericolo la popolazione locale, che vive in condizioni drammatiche, segregata in casa, e stanno iniziando a scarseggiare molti beni di prima necessità.
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Abbiamo parlato al telefono con Padre Lorenzo Baccin, missionario comboniano originario della Parrocchia di Cristo Re di Padova, che ci offre la sua testimonianza da Khartoum.
In questo momento la situazione è complicata. Portare aiuti lo è perché è pericoloso anche solo uscire per strada a causa degli spari.
Di cosa c’è bisogno?
Ci sarebbe bisogno che lasciassero entrare un’organizzazione umanitaria per portare medicine, acqua, cibo. Sono queste le cose di cui ha bisogno la gente. La prima cosa sarebbe questa, se ci fossero le condizioni per farlo.
Voi come comboniani siete solo nella capitale Khartoum e anche in altre zone del Sudan?
Noi siamo in sei comunità, tre nella grande Khartoum (Khartoum, Khartoum Nord e Omdurman) che ora si sono radunate tutte a Omdurman per ragioni di sicurezza, e poi abbiamo altre 3 comunità, una a Bor Sudan, una a El Obeid e una a Kosti, e queste comunità non si sono mosse da dove sono, perché dove si trovano la situazione è migliore.
Noi ci troviamo a Omdurman perché dov’eravamo hanno colpito la casa, la sacrestia della chiesa ed eravamo rimasti senz’acqua. Eravamo intenzionati a rimanere, ma avevano colpito la casa… Per fortuna non c’è stato nessun ferito.
Avete anche dei contatti con le istituzioni italiane che vi stanno fornendo assistenza?
L’Unità di crisi della Farnesina mi ha chiamato personalmente e anche l’ambasciata perché hanno organizzato degli aerei militari per far evacuare gli italiani a gli altri cittadini stranieri. C’è qualcuno qui che vorrebbe partire, sarebbe voluto partire con quegli aerei, qui con me ci sono alcuni padri e delle suore che vorrebbero partire con degli autobus per l’Egitto, ma stanno aspettando perchè ci sono problemi alla frontiera.
Siete preoccupati per la mancanza di beni di prima necessità?
L’acqua più o meno c’è, non con continuità, ma comunque sono problemi indipendenti dalla guerra, perché nel Paese, già prima della guerra, c’erano questi problemi, non offrendo i migliori servizi. Per ora abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, nella zona dove siamo c’è anche il mercato e la possibilità di acquistare beni necessari. C’è il problema della liquidità, ma per adesso siamo abbastanza sereni.
Preghiamo affinché tutti possano tornare nelle loro case e alle loro occupazioni e i bambini nelle loro scuole.
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Per sostenere la missione comboniana in Sudan, dove opera anche Padre Lorenzo, si possono fare donazioni all’IBAN IT 30 E 05018 11700 000015122500, intestato a Missionari Comboniani Mondo Aperto Onlus, indicando Aiuti per il Sudan nella causale.
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Di seguito altre organizzazioni umanitarie attive sul territorio che, come i Padri Comboniani, coraggiosamente resistono per portare assistenza alla popolazione e che, ora più che mai, hanno bisogno di aiuto concreto.
Medici Senza Frontiere
Le sedi di MSF a Nyala e nel Darfur meridionale sono state saccheggiate e il personale sanitario è rimasto bloccato a causa dei pesanti combattimenti.
L’ospedale sta velocemente terminando le riserve di forniture mediche e sono necessari rifornimenti e corridoi sicuri attraverso cui portarli sul territorio. Dona qui
Emergency
Emergency è attiva in Sudan nel centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum e con i centri pediatrici di Mayo (Khartoum), Nyala (Sud Darfur) e Port Sudan, dove offre cure gratuite ai minori di 14 anni.
Nell’ immediato è stata fornita assistenza ai casi più urgenti, ma a causa della scarsità di personale, sangue per le trasfusioni e altro materiale medico si trovano in una situazione di assoluta emergenza. Dona qui
Per saperne di più
Se volete approfondire il contesto socio politico in cui si trova il Sudan potete leggere Nigrizia, il magazine online dei Missionari Comboniani, oppure ascoltare la puntata dedicata al tema di Globo il podcast di approfondimento sulle vicende internazionali del Post.
Foto di Yusuf Yassir su Unsplash
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