«Mettersi al bar di uno dei nostri ostelli e vedere questi ragazzi provenienti da tutto il mondo che stanno insieme, si conoscono, diventano amici e condividono delle esperienze è un motivo di grande soddisfazione rispetto al lavoro che facciamo». Forse basterebbero queste poche parole dell’amministratore delegato e co-founder Carlo dalla Chiesa – per dare il senso di una realtà imprenditoriale giovane e preziosa come Ostello Bello.
Un’avventura iniziata dal sogno di un gruppo di amici, viaggiatori con lo zaino in spalla nel 2010. E che è diventato in fretta realtà, scommettendo su una prima struttura ricettiva inaugurata nel 2011 nel cuore di Milano; e poi su una seconda – l’Ostello Bello Grande – nata recuperando l’immobile dell’ex hotel Florida, a due passi dalla stazione centrale, sempre nel capoluogo lombardo. E da allora Ostello Bello non ha smesso di crescere. In Italia ha aperto a Como, Assisi, Roma, Genova, Napoli, Firenze, Finale Ligure e presto anche a Palermo. Ma Ostello Bello si è spinto fino in Myanmar (o Birmania), scommettendo sul turismo in un Paese che fino a pochi anni fa era sotto il controllo di una dittatura militare.
«Banca Etica – sottolinea dalla Chiesa– è stata l’unico istituto di credito che ha creduto nel progetto fino dall’inizio, quando c’era ancora solo un business plan e tutta l’incertezza di un’idea genuina ma con alla base solo la passione di un gruppo di ragazzi […] Non c’era molto altro che questo. Banca Etica ci ha supportato, dando fiducia alle persone. E ha fatto il primo passaggio fondamentale, ha garantito la prima annualità dell’affitto del primo ostello. La garanzia di Banca Etica per noi è stata senz’altro un punto di svolta. Questo è stato il primo mattone. A distanza di anni – continua il CEO – «C’è chi ha perso i capelli e chi ha messo su famiglia, ma l’impresa è cresciuta… ma sempre trovando in Banca Etica un interlocutore fidato.”
Tra Banca Etica e Ostello Bello c’è – come sottolinea dalla Chiesa una “sovrapposizione valoriale” che si manifesta in forme molteplici. Innanzitutto nella visione etica del lavoro, dal momento che Ostello Bello vanta come punto distintivo l’assoluta regolarità contrattuale in un settore spesso fertile per le zone grigie e tanto nero. Nel rispetto dei territori, poi. Attraverso la piena integrazione professionale, ad esempio, che in Birmania ha portato giovani locali ad occupare le posizioni manageriali di vertice; o nella volontà di restituire parte del successo ricevuto collaborando con associazioni su progetti di recupero dei rifiuti e di educazione al riciclo in un Paese dove la plastica invade e deturpa paesaggi straordinari.
Ogni Ostello Bello, grazie all’associazione DonneXStrada, è un Punto Viola contro la violenza di genere e per la sicurezza in strada delle persone. Tutto il personale è formato per accogliere donne che dovessero vivere una situazione di disagio o pericolo.
Ad oggi in tutti gli ostelli lavorano 108 persone, con un’età media di 31 anni, provenienti da 14 Paesi. «Questo è uno sguardo sul mondo che ci permette di essere anche ottimisti, nonostante il momento storico, poiché vediamo che per un ventenne contemporaneo la diversità non è un problema, anzi».
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