di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
C’è chi la chiamata nazionale all’accoglienza l’ha sentita prima di altri. Con convinzione. Prima che i flussi migratori fossero importanti nei numeri e diventassero “emergenza” nel lessico diffuso dei media e, tanto più ora, della politica. C’è chi, come l’impresa sociale Less di Napoli, ha pensato da subito ai migranti come persone da integrare nel tessuto sociale della regione e del Paese. E ha iniziato a farlo dal 1999, quando nasceva come associazione con radici nel movimento antirazzista napoletano; per poi aumentare il proprio impegno nel 2014, quando quell’organizzazione si è trasformata in impresa sociale “ethically oriented”, eticamente orientata.
Un’esperienza via via diventata importante nel panorama dell’intera regione. Perché offre lavoro stabile e qualificato a più di 30 professionisti, fornendo accoglienza diffusa tramite i sistemi Sprar (132 persone a Napoli, 34 a Procida) e i Cas (115 persone tra Mugnano, Afragola e Napoli). Per un totale di circa 250 immigrati ospitati e assistiti in strutture che non superano mai le 30 unità, rivolgendosi con servizi specifici anche a donne a rischio o vittime di tratta, a nuclei familiari con bambini.
E allora, radici antiche di matrice volontaristica, intenzioni di promozione interculturale consapevole e alta professionalità si sposano nella Less di oggi, per cui Banca Etica è stata ed è un partner decisivo. «Quando abbiamo aperto – ricorda infatti la presidentessa Marika Visconti – il rapporto con loro è stato fondamentale, in un momento in cui tutte le istituzioni di credito chiedevano garanzie patrimoniali che noi, organizzazione non profit fatta di ragazzi, non eravamo in grado di presentare. Banca Etica ha creduto nella nostra mission, finanziandola in modo flessibile, visto che gli enti locali facevano penare dal punto di vista dei rimborsi delle spese sostenute. Tante organizzazioni in quel periodo non sono riuscite a resistere…».
Un investimento reciproco e duraturo unisce ancora Less e Banca Etica, dal momento che quest’ultima sostiene attualmente l’organizzazione con 250 mila euro (tra anticipo fatture e anticipo contratti). Una cifra che potrebbe presto raddoppiare in vista dell’avvio di un nuovo impegnativo progetto, il nascente Sprar di Ischia.
Ma non solo. Perché le attività dell’impresa sociale sono sempre più articolate. E oltre ai consueti percorsi di inserimento lavorativo tramite borse lavoro e corsi di formazione (che Less eroga spesso anche ai migranti ospitati nei Cas, senza averne quindi l’obbligo di legge), va citato lo sportello di consulenza legale. Un aiuto presente dalla nascita dell’associazione, che presto aggiungerà ai consueti servizi una particolare attenzione alla tutela dei beneficiari rispetto a episodi di razzismo e di “razzismo istituzionale”, purtroppo in crescita. Senza dimenticare due start-up originate da Less, due cooperative, una dedita al catering multietnico l’altra a servizi di pulizia e manutenzione, che oggi sono fornitori d’opera e nello stesso tempo partecipano al successo dei percorsi d’inserimento lavorativo.
Less oggi è parte di una fitta rete virtuosa di centinaia di associazioni e istituzioni (comuni, prefettura, questura, asl…). Ed è perciò arrivata inattesa l’imposizione della prefettura di Napoli di chiudere, ad agosto 2018, una delle sue piccole comunità, che accoglieva sei persone. Un provvedimento stabilito ufficialmente per “alleggerire la pressione” di stranieri nel Vasto, zona in cui la tensione sociale cresce, soprattutto a causa della presenza della criminalità organizzata. Ma – spiega con amarezza Visconti – è anche frutto dell’odierno clima politico sui temi della migrazione, dimenticando che «all’interno dei centri di accoglienza si svolgono attività finalizzate alla legalizzazione della posizione dei migranti. Un lavoro che tutela quindi i migranti e la cittadinanza».
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