A cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
«Ci sono diversi studi che mostrano come per i pazienti psichiatrici, specialmente quelli autistici, la maggior fonte di apprendimento è l’imitazione. Inserire queste persone in contesti in cui sono presenti altri pazienti autistici non fa che produrre un’imitazione reciproca delle stereotipie e dei comportamenti regressivi. Se li inserisco invece in un contesto di comportamenti socialmente accettabili, i pazienti piano piano si renderanno sempre più adeguati e accettabili, e di conseguenza saranno maggiormente accettati». Una logica (di cura e inclusiva) che non fa una grinza e che, nelle parole di Marco Casodi, esprime uno dei fondamenti del lavoro più che ventennale condotto con persone affette da patologie psichiche dalla Fondazione La città del sole e da una delle sue recenti emanazioni.
Parliamo dell’associazione di promozione sociale RealMente, costituita nel 2016 per prendere in mano le molte attività socio-culturali della fondazione, a cominciare da Perso, ovvero lo storico Perugia social film festival, di cui RealMente gestisce ormai l’organizzazione; per arrivare alla creazione di Stazione Panzana, radio della salute mentale che, tramite due redazioni a cui partecipano 11 pazienti psichiatrici – in parte inviati dai servizi territoriali –, realizza laboratori radiofonici e trasmissioni diffuse in streaming e in podcast sul sito Web degli studenti dell’università di Perugia; fino al ristorante Numero Zero, inaugurato da poco e gratificato dal titolo di Cavaliere Emerito della Repubblica di cui, a fine 2020, è stata insignita la sua direttrice Vittoria Ferdinandi.
Numero Zero, aperto il 28 dicembre 2019, ha grandi ambizioni, del resto. «Da subito abbiamo deciso di aprire un ristorante di fascia medio alta nel rapporto qualità prezzo – precisa Casodi –. Abbiamo cercato dei cuochi con una formazione gourmet, e coi quali abbiamo messo a punto un mix di cucina con piatti della tradizione locale e regionale. Ma il punto di forza assoluto del ristorante è la brace, realizzata in un bellissimo camino con il girarrosto e un grande fuoco». Al momento Numero Zero occupa 6 professionisti della ristorazione, tre in cucina e tre in sala, affiancati da 8 pazienti psichiatrici, 3 in cucina, 3 in sala, 1 uno al bar e 1 in magazzino e “tuttofare”. E visti gli incassi di questi primi mesi di apertura è senz’altro una scommessa vinta. Anche se, troppo “giovane” per beneficiare dei ristori, oggi Numero Zero chiede aiuto al crowdfunding per parare i colpi subiti durante la chiusura forzata per la pandemia.
Banca Etica è, orgogliosamente, l’unico partner finanziario di RealMente, perché «A noi Banca Etica piace – sottolinea Casodi –, fa parte della nostra cultura per formazione personale, ha sostenuto i lavori di adeguamento del ristorante e concesso l’anticipo sui contratti per due bandi vinti». Un “amore” corrisposto dal responsabile della filiale di Perugia, Leonardo Stella, che si dice «felice che l’associazione abbia deciso di lavorare in via esclusiva con Banca Etica. Credo che sia uno dei progetti più belli e con maggiore impatto sociale positivo, e ritengo che in noi abbia trovato una banca in grado di assistere l’associazione in fase di start-up, pur nella particolarità dell’iniziativa e in questo periodo di difficoltà causato dall’emergenza coronavirus».
Tutti contenti, insomma, per il successo di queste differenti iniziative. E se ad unirle è l’idea di cura e inclusione cui accennavamo in principio, lo spazio comune in cui quell’idea si afferma è il meraviglioso palazzo trecentesco dove hanno sede sia il Centro psichiatrico diurno della fondazione che il ristorante di RealMente. Mentre l’origine è il modello di “vita integrata” elaborato nel 1998 dal progetto Prisma e tradotto in una sperimentazione di percorsi individuali e personalizzati per soggetti in difficoltà. «Un progetto residenziale molto innovativo – spiega Casodi –, nel senso che i nostri pazienti vivono ognuno in una casa propria intorno al centro di Perugia, insieme a persone portatrici di un bisogno abitativo, perlopiù studenti fuori sede. Al momento ne seguiamo dieci». Ed ecco quindi la ricetta per l’“imitazione positiva” a cui tutto s’ispira, fuori e dentro la cucina.
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