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Anche la finanza etica può fare la sua parte per fermare la violenza contro le donne

Anche la finanza etica può fare la sua parte per fermare la violenza contro le donne

di Anna Fasano, presidente di Banca Etica
e Martina Morano Pignatti, presidente del Comitato Etico di Banca Etica

Libertà, uguaglianza e dignità  ancora oggi, 25 novembre 2020 siamo qui a denunciare che al genere femminile non vengono riconosciuti i diritti che tutti gli esseri umani dovrebbero avere dalla nascita, a prescindere dal genere.

Nel 1999 è stata istituita la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sono nati i centri antiviolenza che ancora oggi faticano a ottenere tutti i fondi di cui avrebbero bisogno per poter rispondere a tutte le richieste.

I dati ISTAT sulla violenza di genere ci riportano che durante l’emergenza Covid e con i lockdown c’è stato un aumento del 73% delle chiamate al numero antiviolenza e antistalking al 1522. Il luogo della violenza nel 93,4% continua ad essere la casa.

Il clima di incertezza socio-sanitaria ed economica in cui stiamo vivendo sta alimentando anche un’ulteriore espressione di violenza, meno tangibile ma altrettanto distruttiva: quella economica.
 
La violenza economica si riferisce, nella sua concezione internazionale, ad “atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, o impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà” (art.3 della Convenzione di Istanbul).

La maggioranza delle donne vittime di violenza economica non ne è consapevole, per questo vengono definite “invisibili”; in un rapporto di dipendenza economica e finanziaria dal partner o altro familiare perdono fiducia in se stesse e nelle proprie capacità.

Come sottolineato da un rapporto di Actionaid, inoltre, il 53% delle donne coinvolte nello studio ha dichiarato di aver subìto una qualche forma di violenza economica. Nello specifico:

  • il 22,6% non ha accesso al reddito familiare;
  • il 19,1% non può utilizzare i suoi soldi liberamente;
  • il 17,6% afferma che le sue spese sono controllate dal partner;
  • il 16,9% non conosce l’entità del reddito familiare 
  • il 10,8% non può lavorare o trovare un impiego.

 
Siamo tutte e tutti chiamati a guardarci intorno per capire come questa dimensione appartiene purtroppo alla quotidianità, vive e si alimenta nelle nostre comunità.

Come Banca Etica cosa possiamo fare?

Collaboriamo con le associazioni e cooperative che lavorano sulla prevenzione e sulla cura, sull’accompagnamento e sui percorsi di autonomia delle tante donne che subiscono violenza.
Sosteniamo progetti di impresa al femminile, il nostro impegno in termini di credito è del 28% del portafoglio rispetto al 22% della presenza di aziende sul territorio italiano
Sviluppiamo percorsi di educazione finanziaria, che contiamo di rafforzare sempre più per aumentare l’inclusione finanziaria quale strumento di autonomia e riscatto.

E poiché l’empowerment passa anche da una narrazione che metta in luce la forza e l’energia delle donne anche in campo finanziario, abbiamo lanciato il progetto Donne e Finanza da Urlo tramite cui vogliamo raccogliere le storie delle donne che con la finanza etica si sono messe in gioco, come lavoratrici, socie, imprenditrici, libere professioniste o anche nei propri progetti personali. 

Un altro 25 novembre per riflettere…e poi cambiare!

Per approfondire sulla violenza economica potete leggere La guida di consigli pratici della CADMI di Milano