In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di Valori.it
«L’obiettivo nostro non è quello di fermarci alla nautica ma di partire dalla nautica. E dalla nautica di lusso perché è l’unico settore in cui è possibile proporre un sistema dai costi ancora elevati. Ma siamo una cooperativa e siamo in Banca Etica perché vorremmo produrre dei sistemi energetici a basso costo per le case oppure per aree disagiate, comunque con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento ed estendere l’accesso democratico all’energia». Parola di Thomas Lamberti, attuale CEO di H2Boat, neonata srl e startup innovativa, diretta filiazione della coopeativa originaria omonima, prima che quest’ultima assumesse l’attuale denominazione di BluEnergy Revolution.
Stiamo parlando di una compagine ambiziosa e di un progetto articolato, avviato nel 2015 come spin-off dell’Università di Genova, con un core business rappresentato dalle attività di ricerca e sviluppo per conto terzi su sistemi energetici basati prevalentemente – ma non solo – sulla tecnologia dell’idrogeno, ideati principalmente per applicazioni navali nautiche. Un progetto ad altissima tecnologia, che ha avuto bisogno di Banca Etica per cominciare il suo viaggio, grazie a un finanziamento da 25mila euro. Da allora, tuttavia, H2Boat è cresciuta e si è strutturata, e la cooperativa conta attualmente dieci soci: un socio sovventore, che è Coopfond, e altri nove che sono persone fisiche, cioè quattro professori dell’università, che forniscono perlopiù un contributo scientifico, e altri cinque ingegneri nonché soci lavoratori.
Per sostenersi H2Boat vanta collaborazioni con grandi gruppi e svolge servizi di consulenza e formazione tramite Moses, ma al centro dell’idea imprenditoriale c’è l’elaborazione di un sistema di produzione, immagazzinaggio e sfruttamento dell’idrogeno come carburante (l’Energy Pack) per la trazione, la gestione dei servizi di bordo (manovre delle vele, strumentazione, illuminazione e climatizzazione) nelle barche da diporto. Almeno in principio. «Siamo allo stadio del cosiddetto proof of concept – precisa Lamberti –. Il modello funziona ma è in scala più piccola. Ora stiamo cercando i finanziamenti per proseguire lo sviluppo, e per questo abbiamo creato la srl. Vogliamo costruire il prototipo in scala 1 a 1, e sappiamo già come fare».
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Al centro del business plan imprenditoriale c’è infatti un motore a idrogeno il cui combustibile viene prodotto a bordo dell’imbarcazione da sistemi di generazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili (eolico, solare, trascinamento dell’elica), con volumi anche 6-7 volte inferiori a quelli delle batterie al litio, ma un’autonomia anche 15-20 volte superiore. E benché l’Energy Pack sconti un peso decisamente superiore, questo limite è stato brillantemente superato con uno stratagemma ingegnoso. «Gli idruri metallici, che sono delle bombole di acciaio inox dove viene stoccato l’idrogeno, li abbiamo integrati nella deriva della barca a vela, ovvero in quel prolungamento dello scafo che generalmente è pieno di ghisa o di piombo e ha la funzione di tenere in asse la barca quando il vento spinge sulla vela».
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H2Boat, nel suo segmento, non ha ora competitor a livello globale. Ha risolto i problemi tecnici, ma è a caccia degli investitori che possano portarle quei 650mila euro necessari per compiere lo sviluppo finale del prodotto che le consenta di metterlo sul mercato per equipaggiare imbarcazioni di pregio e di medie dimensioni. E così guarda al Salone nautico di Genova del 2021 quale primo traguardo possibile. La società intende presentarsi a un target di clientela danarosa che mira a imbarcazioni di gamma medio-alta, compatibili perciò con una tecnologia che, nella sua configurazione media attuale, richiederà cifre di spesa intorno ai 250mila euro. Tuttavia Energy Pack promette di abbattere i propri costi nel tempo e, soprattutto, di tracciare la rotta per l’energia del futuro. A differenza dei motori e dei generatori a combustibili fossili, questa soluzione a idrogeno garantirà emissioni zero e, mentre si naviga, il solo rumore del vento e delle onde.
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