di Simone Siliani – Direttore Fondazione Finanza Etica
La Crescente Spesa per gli Armamenti in Europa e nel Mondo
La spinta all’aumento della spesa per gli armamenti nel mondo e in Europa è più potente e veloce di ogni nostra più distopica immaginazione. La nuova Commissione Europea, guidata dalla stessa Ursula von der Leyen che aveva ideato il Green New Deal, ha presentato un progetto, ancora tutto da definire, per 800 miliardi di euro dal titolo Rearm Europe. Nello stesso tempo in Italia la maggioranza di Governo intende modificare la L.185/90 per far calare una fitta coltre di opacità sul commercio delle armi italiane nel mondo, a partire da chi le finanzia, cioè le banche.
Il Ruolo delle Banche nel Finanziamento del Settore Armamenti
In questo contesto preoccupante Fondazione Finanza Etica ha deciso di provare a misurare e valutare, anche attraverso un articolato percorso di dialogo diretto, il grado di coinvolgimento delle maggiori banche italiane nei finanziamenti al settore delle armi, facendo leva sul principio di trasparenza: cittadini e risparmiatori hanno il diritto di sapere cosa la propria banca fa con i loro risparmi, per compiere scelte libere e consapevoli.
Per questo, insieme a Rete Italiana Pace e Disarmo, abbiamo costruito ZeroArmi: uno strumento di valutazione del coinvolgimento delle banche italiane nel finanziamento ai produttori di armi.
Commercio Internazionale di Armi e Opacità nei Dati
Il commercio internazionale di armi è caratterizzato per sua natura da una certa opacità dovuta a diversi fattori. Innanzitutto, il settore è strettamente legato agli interessi strategici e alla sicurezza nazionale degli Stati, che spesso classificano le informazioni sulle esportazioni di armamenti come riservate. Questa dinamica rende difficile accedere a dati completi e aggiornati sulle transazioni. Inoltre, le esportazioni di armi sono soggette a normative complesse e frammentate a livello globale.
Esistono accordi internazionali come il Trattato sul commercio delle armi (ATT) delle Nazioni Unite, che mira a regolamentare i trasferimenti di armamenti, ma molte nazioni mantengono margini di discrezionalità nell’autorizzare vendite anche verso paesi coinvolti in conflitti o con gravi violazioni dei diritti umani. Il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), che pubblica la classifica delle 100 maggiori aziende produttrici di armamenti, sottolinea come i dati disponibili siano spesso incompleti o volontariamente omessi dai governi e dalle industrie del settore.
Criticità dell’Opacità del Settore e Coinvolgimento degli Istituti di Credito
Una condizione che però rende ancora più problematica e controversa l’esposizione degli istituti di credito nel settore. L’opacità può generare rischi che riverberano anche sulle banche finanziatrici. Per misurare e rendere pubblico il grado di coinvolgimento degli istituti finanziari italiani nel settore, diventano quindi importanti le fonti di informazione indipendenti (le più autorevoli disponibili, come il SIPRI) ma anche le informazioni detenute dagli istituti di credito stessi.
ZeroArmi va oltre l’analisi delle autorizzazioni governative all’export di armamenti, che non garantiscono automaticamente l’assenza di rischi o di violazioni etiche. Un esempio significativo è l’autorizzazione concessa dall’Italia nel 2023 per la vendita di armi all’Azerbaijan (156 milioni di euro), nonostante il paese abbia appena concluso un conflitto armato con l’Armenia.
Metodologia e Risultati del Progetto ZeroArmi
Accanto a un’attenta analisi delle fonti indipendenti, Fondazione Finanza Etica ha sviluppato il confronto con gli istituti di credito per avere informazioni che potessero confermare o correggere le valutazioni. Si sono svolti 35 incontri con le 12 banche oggetto dell’analisi; scambiato decine di mail di domanda-risposta; siglato 4 accordi di riservatezza.
Alla fine di questa lunga e interessante fase di engagement, abbiamo prodotto un report che dà conto del metodo e del coinvolgimento degli istituti di credito nel settore degli armamenti. Il Report individua un range di punteggi, a scaglioni di 5 punti, da zero (nessun coinvolgimento) fino ad un massimo di 75 punti. Nel rating abbiamo considerato una serie di indicatori:
- Partecipazione delle banche nelle aziende produttrici di armi;
- Finanziamento alla produzione di sistemi d’arma e all’esportazione in paesi esteri;
- Indicatori “orizzontali” relativi alle relazioni con aziende che producono armi controverse, a collegamenti con paesi in conflitto armato, a violazioni sistematiche dei diritti umani, o a situazioni di impiego di bambini nell’esercito.
In questa prima edizione non abbiamo considerato la presenza di titoli del settore delle armi nei prodotti assicurativi e d’investimento che le banche propongono alla loro clientela.
Categorizzazione del Coinvolgimento Bancario nel Settore Armamenti
Ne esce un quadro interessante:
- Banca Etica è l’unica banca esclusa dal coinvolgimento attivo con il settore delle armi.
- Un gruppo di banche (Cassa Centrale Banca, BPER, Banco BPM e Cassa Depositi e Prestiti) mostra un coinvolgimento minimo, con punteggi tra 10 e 20, attribuibili alla loro storia, a scelte strategiche recenti e alla disponibilità a confrontarsi.
- La seconda fascia di coinvolgimento moderato (20-40 punti) è leggermente più numerosa: Banca Mediolanum, Crédit Agricole, Mediobanca, ICCREA e Banca Popolare di Sondrio.
- Infine, le due banche con il maggiore flusso di cassa, Intesa Sanpaolo e Unicredit, si posizionano nella terza fascia (40-60), a conferma del loro storico ruolo di protagoniste strutturali nel settore, con un coinvolgimento significativo.
Leggi il Report ZeroArmi
“ZeroArmi” offre il quadro al momento più completo sull’argomento, scaricabile da www.finanzadisarmata.it.
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