Quella del Centro Astalli di Trento è una storia che parte da lontano. Il 14 novembre 1907, a Bilbao, nasce Padre Pedro Arrupe, il gesuita da cui tutto ha avuto inizio. Settandue anni dopo, nella stessa giornata, il 14 novembre 1980, a Roma, sarà lui a fondare il Jesuit Refugee Service. Convinzione di Padre Arrupe era che la Compagnia di Gesù dovesse aprire gli occhi sul mondo, guardare all’umanità sofferente e mettersi al servizio di questa.
Aveva viaggiato molto, visto Hiroshima, il Vietnam, le guerre e una delle peggiori conseguenze di queste ultime: milioni di persone costrette a migrazioni forzate, persone che avevano perso tutto e non avevano nessuno cui rivolgersi. Nasce così il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, che sbarca a Trento nel 1999 grazie a un altro gesuita, Padre Giovanni Fantola. Il quale prende in affitto un appartamento a Roncafort, sobborgo a nord di Trento, dove accoglie i primi rifugiati giunti da Roma.
Venticinque anni dopo quella stessa esperienza conta una base associativa di circa 60 soci, cui si aggiungono un centinaio di volontari, 70 dipendenti e collaboratori e, a Trento, garantisce accoglienza, ospitalità e percorsi di autonomia per 550 persone. «Abbiamo tre settori di intervento – ci ha raccontato Stefano Canestrini, coordinatore del Centro Astalli di Trento – che chiamiamo aree di vita. La prima è rivolta ai richiedenti asilo, la seconda ai titolari di protezione internazionale e la terza è dedicata alle persone che hanno terminato il proprio percorso di accoglienza nei programmi ministeriali ma hanno ancora bisogno di accompagnamento».
Le attività del Centro, ci ha spiegato Canestrini, si rivolgono a un’utenza differenziata. La prima area di intervento, quella dei richiedenti asilo, gestisce le prime fasi dopo l’arrivo in Trentino attraverso varie progettualità fra cui due dormitori che garantiscono 40 posti letto, affinché chi arriva non debba stare per strada. C’è poi l’ambito dei progetti di accoglienza ministeriali, cui sono destinati circa 250 posti distribuiti in diversi appartamenti in Trentino, secondo un modello di accoglienza diffusa volto anche a normalizzare l’accoglienza in quotidianità. La seconda area di intervento si rivolge nello specifico ai titolari di protezione internazionale. La terza, infine, è una prosecuzione dei precedenti percorsi ministeriali: capita che le persone accolte, alla fine del proprio percorso, necessitino ancora di supporto. Spesso si tratta di nuclei monoparentali, di interi nuclei familiari, o di persone particolarmente vulnerabili. A loro sono dedicati percorsi specifici, spesso in raccordo con i Comuni e le Comunità di Valle.
La presa in carico degli ospiti è definita da Canestrini “un percorso olistico”: «Cerchiamo di fornire loro un supporto a tutto tondo, la famosa cassetta degli attrezzi affinché possano, nell’arco di 18-24 mesi, acquisire autonomia». Autonomia che si costruisce mediante una serie di strumenti: la lingua, innanzitutto; un’occupazione; ma anche accompagnamento per l’espletamento di una serie di pratiche volte a ottenere la protezione internazionale. «Oltre a questa parte – continua – c’è una serie di servizi specifici come lo sportello psicologico o la presa in carico sociale, l’ambito della genitorialità, della casa e la sua ricerca, eccetera».
Il profilo dell’associazione ne fa il partner ideale per Banca Etica. Come racconta Laura Salvan, referente di Banca Etica Verona: «Il Centro Astalli Trento ci ha scelto come banca di riferimento aprendo due conti correnti, uno su cui vengono canalizzati i contributi della Provincia di Trento per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e un conto di raccolta fondi. Nel frattempo in sviluppo ci sono l’apertura di conti dedicati e servizi specifici per le loro attività e la costruzione di un rapporto con la Fondazione Sant’Ignazio, un ente religioso della Compagnia di Gesù collegato all’associazione». La relazione con il Centro e Banca Etica ha consentito al primo di attuare una serie di progetti, virtualmente finanziati dal pubblico ma le cui spese, in attesa del saldo, sono state anticipate dalla banca.
Come ha spiegato Canestrini, «noi abbiamo la responsabilità di molte persone, cui dedichiamo diversi progetti, spesso sostenuti da bandi europei, finanziamenti provinciali o ministeriali, e gli enti pubblici sono tendenzialmente ritardatari nei pagamenti. In Banca Etica abbiamo trovato quello che cercavamo: un partner in grado di sostenerci, in linea con la nostra mission e la nostra vision, che condividesse con noi il presupposto fondamentale dello sguardo sull’umanità».
La relazione tra Banca Etica e Centro Astalli Trento, in particolare, ha garantito al Centro uno stanziamento di un milione di euro, che permetterà l’anticipo di crediti verso la pubblica amministrazione, per avviare i progetti senza un impegno personale da parte di presidente e direttore. «Negli ultimi dieci anni – spiega il coordinatore – nessun altro istituto ci ha sostenuti in tal senso».
Un rapporto che, secondo Canestrini, è incentivato da una visione comune: «La centralità delle persone, che si traduce sia in accoglienza sia in azione di advocacy. Il nostro destinatario non sono solo le persone ma un intero territorio, il Trentino. La pluralità della nostra azione passa anche dal nostro accordo con Banca Etica, in percorsi di rete che non sono dedicati esclusivamente agli addetti ai lavori ma guardano alla comunità, per ragionare insieme su tematiche anche complesse e spesso strumentalizzate, come le migrazioni forzate e l’accoglienza, per costruire una narrazione oggettiva, pulita». Del resto alla nascita del Centro Astalli, nel 1981 con Padre Arrupe, erano 16 milioni le persone che fuggivano dalla propria terra d’origine. Nel 2022 erano 100 milioni. Nel 2023, 114 milioni. «ll mondo cambia – sostiene Canestrini – crescono i divari e le disuguaglianze, la privazione di diritti. Un territorio come il nostro non può chiudersi, mettere la testa sotto la sabbia. Dobbiamo renderci conto che siamo dei privilegiati e agire di conseguenza».
Valori perfettamente in linea con la visione di Banca Etica: «Il sostegno all’associazione impegnata nelle tematiche dell’accoglienza ed integrazione sociale – conclude Laura Salvan – è un esempio dell’impegno di Banca Etica che, attraverso l’attività creditizia, concorre alla rimozione degli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana. L’accordo rappresenta un’occasione di collaborazione fattiva con una parte di Chiesa che ha fatto proprie le disposizioni di maggiore sostenibilità e coerenza dettate da Papa Francesco, gesuita e figura a cui fa diretto riferimento tutta la compagnia».
Foto fornite dal Centro Astalli di Trento
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