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18/11/2022Diritti, lavoro, dignità, professionalità, eleganza e bellezza. E ognuno di questi elementi tenuto unito all’altro con ago, filo dalle sapienti mani e buona gestione di sette donne, cinque delle quali migranti dal Pakistan, Senegal e Congo. Così potremmo presentare in pochissime parole l’esperienza della sartoria Colori Vivi, impresa sociale al femminile di Torino, nata come emanazione della sua attuale socia Articolo 10 Onlus, socia a sua volta di Banca Etica dal 2014. Alla base della costituzione di Colori Vivi, avvenuta nel 2020, c’è infatti un’attività avviata tre anni prima come parte di un progetto di formazione professionale, trasformatasi presto in una realtà capace di generare anche occasioni concrete di lavoro per donne migranti giunte alla fine del percorso di accoglienza.
La vera svolta è capitata nel 2018, grazie a un importante riconoscimento internazionale, il Kering Foundation Award for Social Entrepreneur, assegnato dalla fondazione filantropica di uno dei gruppi leader di abbigliamento di lusso. «Questo – spiega Barbara Spezini, cofondatrice e rappresentante della società – ci ha consentito di avere una mentorship da parte di Kering per quanto riguarda il lancio d’impresa, di acquisire competenze e rafforzare la nostra visione da un punto di vista commerciale e nella struttura aziendale, e ci ha consentito di entrare nella rete della csr (la responsabilità sociale d’impresa) del Gruppo Kering, con cui oggi abbiamo la possibilità di lavorare per piccoli prodotti, nonché di sviluppare la produzione, poiché riceviamo donazioni in tessuti da parte dei brand del gruppo – che include marchi come Gucci, Balenciaga, Brioni, Bottega Veneta, Boucheron… -. Ciò è molto importante perché l’attenzione alla sostenibilità ecologica per noi si colloca nell’ambito dell’upcycling, del riciclo, con il recupero di materiali tessili di prima qualità, che ci permette di mantenere il nostro posizionamento, che è piuttosto alto».
Colori Vivi ha così realizzato le sue prime collezioni di capi di moda, formalizzando in seguito la creazione della società e consolidandola, attraverso un business plan, col supporto di Banca Etica, partner finanziario del progetto con cui ha attivato servizi e acceso un mutuo garantito dal fondo Etica Sgr per la microfinanza imprenditoriale. La sintonia con Banca Etica, del resto, si esprime su diversi piani, a cominciare dalle affinità di valore sociale contenute nell’idea originaria della sartoria, cui si somma la messa in pratica dei principi di economia circolare insiti nel riutilizzo di fondi di magazzino e scarti di stoffa provenienti dalle aziende tessili, nell’attenzione ad evitare gli sprechi generati dalla sovrapproduzione operando su ordinazione, nell’offerta di servizi di riparazione tessile offerti presso lo showroom di via Parini e di “riconfigurazione stilistica” proposta alla clientela su alcuni dei propri capi già venduti. Colori Vivi da un lato offre così una visione sostenibile del mondo della moda (anche di quella di fascia medio-alta), dall’altro – ricorda Roberta Abelli della filiale torinese – «fa del tema sociale il principale obiettivo dell’impresa, e in tal senso coinvolge fornitori, clienti, volontari… creando legami. È un’impresa innovativa che si occupa di persone vulnerabili, di formazione professionale e di sensibilizzazione della cittadinanza sui temi del consumo critico e sulla narrazione delle tematiche legate all’immigrazione».
Il core-business di Colori Vivi è però, ad oggi, la produzione per le imprese (B2B), a cui segue la fornitura per i clienti privati (B2C), secondo una rimodulazione recente del suo piano di sviluppo. Privilegiare la lavorazione per le imprese consente infatti maggiore continuità e maggior rendimento economico-finanziario, anche per il futuro, a garanzia della mission sociale dell’impresa, considerando che le aziende, in base all’agenda 2030 dell’Unione europea, in seguito a nuove normative dovranno tracciare i rifiuti tessili entro il 2023, e le imprese al di sopra dei 250 dipendenti saranno sottoposte a una valutazione di impatto ambientale e sociale.
Insomma, a Colori Vivi non manca la cura dei tessuti e il gusto per il design, ma neppure la visione imprenditoriale. A dimostrarlo c’è il fatturato, passato da poco più di 40 mila euro del primo anno a oltre 60 mila nel 2021 ai 115 mila – previsti – del 2022. Ma è l’anima del progetto a fare davvero la differenza. «Abbiamo assunto tre donne e ne abbiamo fatte assumere altre due in aziende esterne – conclude Spezini -. Questo in parte è avvenuto perché abbiamo seguito le necessità produttive, ma in un caso particolare si è trattato di un’assunzione resasi necessaria per tutelare una famiglia che avrebbe perso la regolarità della presenza del nostro Paese, con conseguenze gravissime per loro. Non ci siamo tirati indietro, anche perché siamo una realtà in crescita che avrebbe senz’altro saturato anche questo impiego».
Photo Credits: Colori Vivi
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