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Sport per tutti, visto dall’alto

Sport per tutti, visto dall’alto

A cura di Corrado Fontana di Valori.it

 

Trieste città di arrampicatori. Non sociali ma sportivi. E per andare incontro a questa vocazione, a questa passione diffusa, nel 2008 nasceva il progetto Gravità Zero, elaborato e promosso da alcuni istruttori dell’area montagna della Uisp (Unione italiana sport per tutti), i quali desideravano realizzare una impresa che potesse divenire una concreta opportunità professionale nell’ambito dell’offerta legata al tempo libero e ad alcune discipline come il bouldering.

Damiano Quarantotto, uno dei tre soci di Gravità Zero, spiega che il fulcro dell’attività è costituito da «una palestra da arrampicata non di grande altezza, poiché arriviamo a cinque metri nelle sale didattiche più alte, per una specialità che all’aperto si effettua su masso, e prevede pochi movimenti ma estremamente esplosivi. Normalmente ci si protegge dalle cadute con la disposizione di alcuni materassi che gli arrampicatori si portano dietro. E la nostra struttura dispone di un materasso un po’ più importante, da 13 metri per 6». Ma non è tutto qui. Se il caldo è nemico dell’arrampicata, perché fa sudare le mani e rende difficili le prese, specie in una palestra indoor, Gravità Zero integra la sua proposta con un parco avventura estivo situato a Ceroglie (Ts), dove l’attività sportiva si fa immersi nella natura, o outdoor, come dicono gli addetti ai lavori.

Pur considerando la difficoltà piombata su ogni impresa con la pandemia, i dati di partecipazione del 2019 dicono che la palestra vanta circa 500 iscritti alla società sportiva, con decine di corsisti e frequentatori, e un ventaglio di età dei partecipanti che va dai 4 anni ai 70, o giù di lì, dai bambini che seguono corsi di avviamento allo sport agli agonisti, che partecipano anche ai campionati nazionali di arrampicata. Mentre la società conta tre soci e una quindicina di collaboratori.

Con diverse idee ancora da realizzare e l’energia dei muscoli ben allenati, la partnership con Banca Etica è servita perciò a fornire le risorse necessarie al progetto, pur essendo partita da un’affinità legata al fatto che due soci su tre provengono da occupazioni nell’ambito del sociale, e conoscevano l’istituto. E poi, conclude Quarantotto, «Banca Etica è stata l’unica che ci ha dato la possibilità di acquistare una prima parte del capannone in cui abbiamo sede, cercando con noi una soluzione. E, nello stesso periodo, ci ha permesso di stipulare un mutuo per sostenere un grosso intervento di ristrutturazione relativamente al parco avventura acquisito nel 2012. Banca Etica ci è venuta incontro offrendoci l’opportunità che altrove non avevamo trovato, e senza pretendere garanzie particolari. Per noi è stata un motore essenziale».

Questa relazione continua, del resto, ed è Enrico Trevisiol, responsabile della filiale triestina, a riconoscerne il valore, unito al merito per le capacità imprenditoriali della controparte: «La direzione di Gravità Zero, socia di Banca Etica dal 2017, ha saputo ben mixare le esperienze nel sociale di alcuni dei membri, la passione per lo sport e le competenze manageriali, pur nelle difficoltà di contesto. Lo sport, la somma dei benesseri individuali, determina un bene comune di territorio. Fa parte di quel “capitale sociale” che stiamo costruendo collettivamente».

Quarantotto, che oggi dirige, insieme ai soci, un’impresa focalizzata sull’arrampicata sportiva, da poco inserita tra gli sport olimpici, e sul mercato dei parchi avventura, in crescita fino allo stop imposto dal coronavirus, partecipò del resto alla raccolta fondi per sostenere la nascita di Banca Etica più di 20 anni fa. Come a dire che le vie della finanza etica, a volte, si incrociano lontano dal punto di partenza, a qualche metro da terra.