Dimensione del testo
ALTO CONTRASTO (CHIARO)
ALTO CONTRASTO (SCURO)
FONT ACCESSIBILI

Etica e cooperativa

Vita associativa e governance

Etica e cooperativa

PER UNA RITROVATA PRIMAVERA DI UMANITÀ

scitto da Francesca Rispoli, Ufficio di Presidenza di Libera

Oggi, 21 marzo 2019, sarà di nuovo primavera e migliaia di giovani e adulti – in una corresponsabilità di impegno intergenerazionale – faranno memoria delle centinaia di vittime innocenti della violenza criminale e mafiosa e della corruzione nel nostro Paese.

Perchè le mafie hanno sempre rappresentato la negazione e la violazione più profonda dei diritti e della dignità di ogni persona, facendo ricadere le gravi conseguenze della loro sopraffazione sulla collettività intera. I costi economici e sociali, infatti, dei traffici illeciti di esseri umani, delle armi, delle droghe, delle cosidette ecomafie e agromafie, del caporalato e del lavoro nero, della criminalità finanziaria e speculativa, delle forme sempre più aggressive di malcostume e corruzione dell’etica della persona, ricadono sulla comunità intera, mettendo a rischio il senso di coesione e di vivibilità.

 

LIBERA: NATA PER LA MEMORIA E L’IMPEGNO

Per queste ragioni, nel 1995 nacque Libera, come rete nazionale di persone, di associazioni, di gruppi laici e religiosi, di scuole e università, di realtà impegnate nel sociale e nelle accoglienze, nella cultura, nello sport, nella formazione e nell’animazione giovanile, di sindacati e di organizzazioni professionali: tutti uniti dal collante e spinti dalla linfa vitale della memoria, come dimensione di identità ed impegno civile e responsabile, nella denuncia e nella proposta di percorsi educativi e culturali. Partendo dalla premessa che una comunità senza memoria è una comunità smarrita e senza orizzonti di speranza e fiducia.
Libera ha fortemente voluto sin dalla sua nascita che ci fosse una giornata – il 21 marzo, primo giorno di primavera – per ricordarle tutte le vittime innocenti delle mafie. E dietro ogni nome che domani verrà letto in tantissimi luoghi di memoria e impegno, ci sono le storie di donne e uomini colpiti nella normalità della loro vita quotidiana. Ed Ai loro familiari va la nostra gratitudine perchè hanno raccolto quel dolore della perdita degli affetti più cari e sono diventati i testimoni di una memoria viva che da un lato racconta ancora pagine di una democrazia ferita dalla paura, dalla rassegnazione e dall’indifferenza ma dall’altro disegna pagine colorate dell’etica di relazioni virtuose, di percorsi educativi e di promozione sociale.
Molti di quei nomi oggi sono dedicati ai progetti di restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali. E la dimensione etica dei percorsi scaturiti dalle esperienze di riutilizzo per finalità sociali si trova proprio nella corresponsabilità che ha trasformato quei beni da esclusivi a beni condivisi.

E’ stato proprio Papa Francesco, nel discorso ai componenti della Commissione parlamentare antimafia del 21 settembre 2017 – giorno dell’anniversario della morte del giudice Rosario Livatino – a ribadire che “lottare contro le mafie significa non solo reprimere ma anche bonificare, trasformare e costruire…”

 

I NUMERI DELLA LOTTA

Una ricerca di Libera – dal titolo BeneItalia – ha censito finora 777 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli enti locali, in ben 17 regioni su 20.
Dai dati raccolti attraverso l’azione territoriale della rete di Libera emerge che poco più della metà  delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (408) mentre le cooperative sociali sono il 25% (189). Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 9 associazioni sportive dilettantistiche, 27 associazioni temporanee di scopo, 10 consorzi di cooperative, 48 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e caritas), 21 fondazioni, 13 gruppi dello scoutismo ed infine 13 istituti scolastici di diversi ordini e gradi.
La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 204 soggetti gestori, segue la Lombardia con 151, la Campania con 124, la Calabria con 110 seguita dalla Puglia con 71 e il Lazio con 46.
Numeri che dimostrano come questo strumento così importante nel contrasto culturale e sociale alle mafie ed alla corruzione, abbia generato un moltiplicatore di iniziative per la promozione educativa, la creazione di forme di economia solidale e di lavoro degno e per l’accoglienza delle persone più fragili ed emarginate. Nel Sud come nel centro e nel nord Italia.

 

PASSAGGIO A NORD EST

E il percorso attivato dallo scorso autunno in tutto il Nord Est fino alla vigilia della XXIV Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ha contribuito allo sviluppo delle analisi della presenza storica delle organizzazioni mafiose nel Triveneto, suffragata dai recenti provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Nel corso degli anni le inchieste della magistratura e delle forze di polizia hanno dimostrato come questi fenomeni e presenze fossero così profondi, tali da evidenziare le connivenze e complicità ed il clima di paura e omertà.

La conoscenza delle storie delle vittime innocenti della violenza criminale e mafiosa – anche in questa parte del nostro Paese – siamo convinti favorirà il cambiamento nelle volontà di verità e di giustizia espresse in tanti modi: nei percorsi con i familiari delle vittime, con i giovani provenienti dalla giustizia minorile, con gli studenti ed i docenti di scuole e università, con i tanti  amministratori locali che non si sono piegati agli interessi criminali che rubano il bene comune.

Oggi siamo a richiamare il ruolo di ciascuno di noi: quello di portare per 365 giorni all’anno il nostro impegno responsabile con perseveranza e coraggio, al fine di poter contribuire a rimarginare quelle ferite ancora aperte e ritrovare insieme una nuova primavera di umanità.