I dipendenti di Banca Etica hanno spesso l’occasione di conoscere da vicino le organizzazioni socie della Banca.  Ecco cosa ci ha raccontato Valentina Fiore, l’AD di Libera Terra Mediterraneo. 

Valentina, il consorzio Libera Terra Mediterraneo è conosciuto per lo più per i prodotti agricoli che vengono dai terreni liberati dalle mafie. Ci sono altri aspetti di Libera Terra che ci vuoi raccontare?

Siamo nati nel 2001 come realtà impegnata nel riuso sociale dei beni confiscati in agricoltura, è vero molti conoscono i prodotti e le cooperative sociali ed il legame con Libera. Ma ci sono aspetti meno noti di Libera Terra, legati alla inevitabile evoluzione di un gruppo di cooperative sociali che cerca di non fermarsi all’origine della sua storia ma cerca di interpretare in modo responsabile e lungimirante la sua mission.

Quindi la vostra mission va oltre alla “semplice” gestione dei beni confiscati?

Già da tempo, la nostra mission si è allargata, dalla gestione dei beni confiscati, alla ricerca di un modo per coinvolgere il territorio stesso nella condivisione del riuso sociale dei beni confiscati. Siamo convinti che riusciremo a dare senso al riuso sociale solo se saremo capaci di condividerne i benefici di questo riuso con la parte “sana” del nostro territorio.

Quali attività sono state implementate per coinvolgere il territorio oltre al turismo responsabile?

La ricerca di nuove modalità di coinvolgimento dei territori ci ha impegnato in questi anni, senza dimenticare il miglioramento continuo dei prodotti e dei servizi offerti e la crescita professionale delle cooperative. Negli ultimi anni abbiamo iniziato a stringere rapporti con realtà del terzo settore impegnate, come noi, nello sviluppo di imprese sane che siano “strumento” di innovazione sociale e di cambiamento culturale dei nostri territori. Concretamente abbiamo chiesto ad alcune di queste realtà di essere nostri trasformatori, con l’auspicio di poter essere per loro anche opportunità di lavoro.

Queste nuove sinergie si sono viste a scaffale…

Sì, abbiamo iniziato con la Zuppa di friarielli e cicerchie realizzata da una cooperativa sociale che in Campania gestisce un laboratorio su un bene confiscato e a maggio abbiamo presentato i Cecireddi, frutto della collaborazione con Cotti in fragranza, il laboratorio interno al carcere dei minorenni Malaspina di Palermo gestito dalla Coop sociale Rigenerazioni ONLUS. Quest’ultimo progetto ci ha visto insieme nel realizzare un prodotto realmente unico, uno snack salato realizzato con la nostra farina di ceci e altri nostri ingredienti, che mette insieme due realtà attente alla qualità, all’origine delle materie prime e convinte che solo una buona impresa può sostenerci nel raggiungimento dei nostri obiettivi di interesse collettivo. La collaborazione con Cotti in fragranza non vuole chiudersi esclusivamente al progetto produttivo, ma già con la direttrice del Carcere siamo d’accordo di organizzare un momento in cui i ragazzi coinvolti possano venire sui beni confiscati che gestiamo, per un momento di conoscenza e confronto sulle nostre esperienze di cooperazione.

Quali altri progetti bollono in pentola?

Abbiamo attivato alcune interlocuzioni con altre realtà imprenditoriali impegnate in progetti sociali per la realizzazioni di altre partnership produttive per la realizzazione di prodotti Libera Terra. Nei prossimi mesi potremmo probabilmente comunicare altre novità in tal senso.

Anche qui l’idea è di creare opportunità di lavoro e di sviluppo per realtà che operano, come noi del resto, per le “seconde possibilità”…

Noi lavoriamo per dare una seconda possibilità ai beni che un tempo erano strumento di violenza e potere, sia i nostri partner lavorano per dare una seconda possibilità a chi, probabilmente, non ne ha avute molte nella vita. Ci accomuna la convinzione che l’impresa ed il mercato possano essere anche strumento di cambiamento culturale, di sostenibilità in generale e di riscatto dei nostri territori.

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Photo by Libera Terra