di Andrea Baranes, Vicepresidente Banca Etica
La finestra per agire si sta chiudendo rapidamente. L’ultimo lavoro dell’IPCC, l’organismo scientifico delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici, non lascia spazio a interpretazioni. Le probabilità di limitare il riscaldamento globale entro i 2°C si riducono ogni giorno che passa. Occorre invertire la rotta, e occorre farlo subito. Nelle parole dell’IPCC dobbiamo raggiungere “come minimo” le zero emissioni nette di CO2, assieme a forti riduzioni di altri gas climalteranti. Tutti sono chiamati a fare la loro parte.
Tutti, a partire dal sistema bancario e finanziario, che ha enormi responsabilità. In parte per le emissioni interne, ovvero quelle legate al funzionamento delle stesse banche, ma ovviamente in misura enormemente maggiore per come e dove vengono indirizzati i finanziamenti. Eppure, i maggiori 60 gruppi bancari del pianeta hanno investito 3.800 miliardi di dollari nei combustibili fossili in soli cinque anni, 3.800 miliardi, all’incirca due volte il PIL dell’Italia. E non cinque anni qualsiasi, ma nel periodo immediatamente successivo all’Accordo di Parigi. Come dire che mentre la comunità internazionale finalmente sanciva il rischio dei cambiamenti climatici e l’urgenza di agire, il settore bancario e finanziario andava in direzione diametralmente opposta. Senza accennare un rallentamento: il sostegno nel 2020 è stato persino superiore al 2016.
Nello stesso momento è oggi difficile trovare una banca, anche tra i conglomerati di maggiori dimensioni, che non professi la propria sostenibilità. Un’incongruenza colossale quanto inaccettabile. Se qualcosa si sta muovendo, anche grazie al lavoro dell’UE sulla finanza sostenibile e soprattutto grazie alla crescente attenzione di clienti e risparmiatori, rimane una distanza abissale tra le dichiarazioni di molte banche sulla loro presunta attenzione all’ambiente e l’operatività quotidiana.
Diventa allora cruciale riuscire a distinguere tra chi prende sul serio il proprio impegno e le iniziative di greenwashing. La parola d’ordine è la trasparenza. Banca Etica è ancora oggi l’unica in Italia a pubblicare sul proprio sito l’elenco completo dei finanziamenti alle persone giuridiche. Ma c’è molto di più. Dalla redazione di un report di impatto per valutare tutte le ricadute economiche e non economiche della propria attività, a un’istruttoria sociale e ambientale che accompagna la tradizionale analisi economica-finanziaria per ogni richiesta di fido, dall’esclusione di ogni finanziamento a settori come i fossili o il nucleare alla partecipazione dei soci alla vita della Banca a molto altro ancora.
Allargando lo sguardo, ci troviamo di fronte a un sistema finanziario ossessionato da logiche di brevissimo termine. L’unico obiettivo di una finanza ipertrofica e fine a sé stessa è il massimo profitto nel minore tempo possibile. Al di là dell’impatto in sé, parliamo probabilmente del principale motore che spinge le grandi imprese a trascurare ogni obiettivo sociale e ambientale per inseguire la massimizzazione a breve del valore delle proprie azioni.
Di fronte a un sistema finanziario sempre più scollegato dall’economia di cui dovrebbe essere al servizio, la differenza più profonda che esprime la finanza etica è allora probabilmente nello scopo stesso del proprio agire. Un modello che ribalta completamente l’approccio tradizionale. La finanza etica persegue un utile, ma perché questo è indice di efficienza ed efficacia e perché funzionale al proprio principale obiettivo: non una finanza fine a sé stessa, ma uno strumento al servizio delle persone e del pianeta. Essere uno strumento significa interrogarsi su quali siano i bisogni e le sfide che ci troviamo a vivere per poi cercare di trovare le soluzioni migliori per dare il proprio contributo per il pianeta e l’insieme della società.
Scegliere la finanza etica ha quindi un doppio effetto: sottrarre i nostri risparmi a un sistema speculativo e dannoso per incanalarli verso operazioni con ricadute positive. Un passo apparentemente piccolo ma determinante, se a farlo sono in molti. Come le decine di migliaia di persone socie e clienti della finanza etica che testimoniano come, riguardo il clima, probabilmente la principale emergenza che dovremo fronteggiare nei prossimi anni, la finanza si possa trasformare da uno se non il principale problema in una parte della soluzione.
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