Se frequentate il mondo del sociale, se vi siete occupati di lotta alle povertà e al disagio abitativo, di aiuti verso gli ultimi, prima e durante l’emergenza pandemica in corso, probabilmente conoscete già Progetto Arca. Magari siete passati dal suo quartier generale di Milano, da un suo dormitorio o social market, o avete visto le squadre di volontari a bordo di furgoni attrezzati offrire pasti caldi e presidi sanitari ai senza dimora nelle strade di alcune città. Ma per tutti gli altri crediamo sia importante dare una idea, per quanto sommaria, dei molteplici sforzi di questa organizzazione per intercettare bisogni primari che, sempre più spesso e per un sempre maggiore numero di persone, sono cronici in Italia: casa, lavoro, cibo e salute. Diverse criticità cui Progetto Arca, con circa 200 dipendenti e 400 volontari soprattutto in Lombardia ma anche a Roma, Napoli, Bari, cerca di rispondere offendo soluzioni di prima assistenza pensate ad hoc, e con l’obbiettivo superiore finale di fornire un aiuto per uscire stabilmente dall’indigenza, quando è possibile.
A questo mira, ad esempio, La casa per tutti, una delle ultime iniziative messe in campo in tema di povertà abitativa. «Ci piaceva chiamare così – spiega il presidente Alberto Sinigallia – questo progetto rivolto a persone che hanno sì la possibilità di pagarsi un affitto ma non la solidità per ottenere un mutuo. E sull’esempio di quando io avevo 20 anni e mio padre dovette sottoscrivere la garanzia per casa mia, altrimenti la banca non mi avrebbe concesso il mutuo, Progetto Arca si pone verso alcune persone o gruppi familiari, assumendo per un periodo prestabilito il ruolo di garante per la banca in caso di rate non pagate». Un progetto che ha il grande pregio di essere «come il microcredito, un modello d’intervento replicabile» e che Sinigallia definisce «semplice», anche se richiede molte risorse professionali ed economiche per realizzarsi. E necessita innanzitutto dell’impegno responsabile dei beneficiari selezionati, che – una volta presi in carico dalla Fondazione – ricevono una sorta di “osservazione ed educazione finanziaria” di accompagnamento lunga sei mesi. Un periodo in cui vivono in una casa in comodato d’uso utile per comprenderne e indirizzarne i comportamenti di spesa, con l’obbiettivo di renderli tanto affidabili da poter condurre il programma fino in fondo, cioè fino a ottenere una casa di proprietà, pur provenendo da una situazione di fragilità iniziale.
«Quando abbiamo pensato a questo progetto innovativo sulla casa e le persone indigenti – conclude Sinigallia – abbiamo subito pensato a Banca Etica che, per noi che operiamo nel sociale, è un faro, e con la quale abbiamo un canale preferenziale di collaborazione da anni. E Banca Etica ha mostrato immediata disponibilità, poiché l’obiettivo è comune». La casa per tutti, del resto, è solo l’ultimo tra i fili che saldano un rapporto che – sottolinea il responsabile della filiale milanese Nicola Brugnatelli – «va oltre la semplice messa a disposizione di risorse, in quanto si basa su valori e convinzioni condivisi, stima e fiducia reciproca».
Al di là di questo particolare capitolo, la banca finanzia Progetto Arca con una linea di credito importante (2 milioni di euro), consentendo così l’avanzamento di tantissimi programmi rivelatisi fondamentali negli ultimi mesi. Tramite l’impresa sociale Progetto Mirasole, l’organizzazione fa formazione e inserimento lavorativo gestendo una cucina industriale e un orto sociale, con squadre che svolgono manutenzione, attività di pulizia e giardinaggio. E dallo scoppio della pandemia di coronavirus Progetto Arca porta mascherine e gel igienizzante ai senza dimora, svolge tamponi rapidi e misura della temperatura in strada, offre alimenti caldi e variati con i food truck che, dopo Milano e Varese, da aprile attraverseranno anche Roma e Napoli; e tutti i giorni ricovera e assiste circa mille persone nei suoi dormitori. Sull’emergenza alimentare interviene con la consegna di pacchi spesa e con il social market di Bacoli (Na): da un giorno all’altro, dopo il lockdown per il Covid-19, ha visto passare da 500 a 2500 il numero di famiglie servite, un numero che si traduce in 10mila persone bisognose di cibo.
Potrebbe interessarti anche
G.A.G.A. Vicenza: uno sportello di ascolto Queer
21.06.2024
Visioni in movimento: vent’anni di graffiti nel cinema del reale
14.06.2024
Chi passa da Ostello Bello “prende parte” davvero al viaggio
06.06.2024
Dragolago: custodi del lago d’Orta
31.05.2024
Fondazione La Casa: Un Rifugio Sicuro per Famiglie in Difficoltà nella Crisi Abitativa Italiana
24.05.2024
Il Tappeto di Iqbal: tessendo futuri di speranza contro lo sfruttamento infantile
17.05.2024