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SERVIZI ALLA PERSONA, SI TRASFORMANO MA NON SI FERMANO

In collaborazione con Corrado Fontana, giornalista di valori.it

«È un po’ come stare in apnea. Nei primi due o tre minuti magari uno riesce a starci, poi cominciano a intervenire i danni. Ora, potremmo dire, siamo ancora nei primi minuti. Ci stiamo attrezzando per fornire ossigeno». Così Ruggero Signoretti, della cooperativa romana di servizi socio-educativi Apriti Sesamo, rappresenta il periodo particolare imposto all’Italia dalla pandemia di coronavirus (o Covid-19 o Sars-CoV-2). Un’organizzazione con 26 anni di esperienza in cui lavorano circa 200 professionisti con titoli specifici per lavorare nei servizi alla persona, nell’assistenza domiciliare, psicologi, sociologi, educatori, assistenti sociali…. Il Covid-19 è «piovuto addosso come una bomba, perché quello che noi facciamo è costruire relazioni volte al miglioramento della qualità della vita. E questo a prescindere dal tipo di problematiche e dalle età. E l’epidemia, il distanziamento, hanno colpito in primis la capacità di costruire relazioni». Ciononostante il flusso di ossigeno per l’utenza ha dovuto mutare le modalità di erogazione, ma non è mai mancato.

Nel quadrante nord-ovest di Roma e nella zona dei famosi castelli, in un ampio spicchio di provincia che va dall’Aurelia alla Cassia, Apriti Sesamo si occupa infatti prevalentemente di assistenza educativa ai minori in situazioni di disagio, di inclusione scolastica per chi ha disabilità, in asili nido, scuole materne, in ludoteca o nei centri ricreativi; insegna l’italiano a minori stranieri, fa formazione agli insegnanti su come lavorare con alunni stranieri. Con numeri minori opera anche per adulti con problemi psichiatrici attraverso percorsi di orientamento al lavoro, socializzazione e assistenza alla vita domestica. E negli ultimi anni ha iniziato a svolgere assistenza domiciliare agli anziani, per le attività quotidiane e la socializzazione.

Laddove possibile sono state perciò spostate in telelavoro le attività di supporto agli operatori e agli utenti, con un netto incremento dell’impegno di gestione e di coordinamento. «Pur nella difficoltà di reperire guanti, mascherine e dispositivi obbligatori, alcuni servizi, obbligatoriamente, hanno continuato come prima, andando a casa della persona per assisterla nell’igiene quotidiana. A volte, soprattutto all’inizio, e già qualcuno ha cambiato idea, è successo che le famiglie non volessero la prosecuzione del servizio. In altri casi, con chi ha problemi psichiatrici o con i bambini e anziani con cui si è riusciti a farlo, o con gli adolescenti, abbiamo utilizzato telefonate e videochiamate. Ma non è semplice. La telefonata va preparata e bisogna pensare a quali tipi di argomenti si vogliono trattare e come, quali sono le cose che vogliamo provare a fare emergere. E nella telefonata manca tutto quello che è la comunicazione non verbale...».

Tra queste complesse trasformazioni, da un lato Apriti Sesamo trova le energie per lanciare progetti innovativi ( Edugamers ) dall’altro si misura – anche faticosamente – con le pubbliche amministrazioni sulla rimodulazione dei servizi consueti: non è ancora chiaro come verranno fatturate le prestazioni di marzo e se la cooperativa potrà remunerare regolarmente i lavoratori o dovrà ricorrere agli ammortizzatori sociali. Nell’uno e nell’altro caso, il dialogo con Banca Etica è aperto più che mai. «Ora, con il caos iniziato da un mese per la pandemia, l’impatto della presenza di Banca Etica ancora non si percepisce. Ma le ricadute finanziarie arrivano sempre un po’ tipo risacca, per cui la necessità di liquidità rispetto alle paghe e ai pagamenti penso che cominceremo a vederla da aprile. Banca Etica si è attivata subito sul blocco dei mutui e, a differenza di altri, si è detta disponibile anche al blocco della quota interessi, non solo di quella capitale. Non è proprio una banalità, tanto più che a proporlo è stata la banca. Del resto, fin dal primo incontro nel 2000, abbiamo trovato dall’altra parte qualcuno a cui non dovevi necessariamente spiegare ciò che stavi facendo perché già lo capiva e sapeva di quali risposte potessi avere bisogno».