a cura di Corrado Fontana, giornalista di Valori
Favorire – anche attraverso l’inserimento dei migranti – lo sviluppo di un’area della Campania frenata dallo spopolamento devastante dei borghi e dal tasso di anzianità di chi rimane. Un’area ricca di olio di altissima qualità e vino di livello internazionale, tra bianchi e rossi Doc e Docg (Fiano, Greco di tufo, Taurasi, Falanghina, Aglianico), e tuttavia carente di manodopera locale esperta nella manutenzione di vigneti e uliveti.
Una terra meravigliosa, nella quale il sistema degli Sprar (i progetti finanziati dallo Stato per l’accoglienza e l’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo) può tradursi in occasione di crescita collettiva, come spiega Angelo Moretti, presidente della cooperativa sociale Il Melograno di Benevento che ha anche fondato il consorzio Sale della terra.
Dopo i primi due anni focalizzati sul contrasto all’indigenza e l’inclusione delle persone con disabilità, dal 2013 Il Melograno inizia un nuovo viaggio, condotto anche in compagnia di Banca Etica: preferita in nome di una “scelta di campo – ricorda Moretti – a scapito di banche che distruggono l’economia locale o fanno speculazione”.
Attraverso la concessione di fidi e anticipi bancari sugli Sprar, Il Melograno può investire sull’accoglienza residenziale dei migranti, ospitati in piccoli numeri negli appartamenti lasciati vuoti. Nel 2013 la cooperativa ha vinto il suo primo bando per lo Sprar a Roccabascerana (un intero borgo ristrutturato e abbandonato ribattezzato “borgo sociale di Roccabascerana”), e da allora promuove la “Campagna per i piccoli comuni del #welcome”, che invita le amministrazioni locali a governare a proprio vantaggio il fenomeno migratorio, sottraendolo al circuito lucrativo dei privati.
Così Il Melograno finanzia – attraverso gli Sprar e il Budget di salute – la formazione di italiani e stranieri in agricoltura, favorendo la nascita di cooperative locali di comunità, agricole e artigianali, e creando occasioni di occupazione per tutti, con l’auspicio che i migranti le loro famiglie restino a vivere e lavorare nei paesi ospitanti anche al termine dei progetti pubblici di inserimento.
La presenza dei migranti porta denaro (35 euro per spese alimentari e 21 di spese personali a settimana) alle piccole imprese locali e riattiva servizi (asili, trasporti, ecc.) utili anche per chi abita questi borghi. La rete del consorzio Sale della terra conta 180 lavoratori impiegati nelle cooperative (solo il Melograno ha 62 dipendenti).
Un circuito virtuoso sostenuto dagli Sprar di Roccabascerana, Petruro Irpino, Castelpoto, Baselice e Pietrelcina, in grado di accogliere ciascuno tra i 20 e 30 migranti (singoli o famiglie, da Gambia, Senegal, Ghana, Pakistan, Benin, Egitto, Marocco, Siria).
Come Pamela, nigeriana di 24 anni, che è giunta a Petruro Irpino col suo compagno dopo una fuga attraverso la Libia, e lì ha svolto un tirocinio formativo in un’azienda agricola, imparando la lavorazione delle confetture. Quando Pamela è scappata era incinta, e in Italia è nata sua figlia Testimony: ora entrambe sono ospitate nell’Albergo diffuso di Campolattaro, dove la mamma collabora alle attività della struttura. Un caso di inclusione felice non isolato.
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