In Umbria, non lontano da Perugia, sorge Fail Società Cooperativa, un “workers buy out” che nasce sulle ceneri di una storica azienda di infissi in acciaio e alluminio sul mercato da cinquant’anni che con la crisi finanziaria e industriale è andata in crisi. Al momento della crisi, Fail (Fabbrica Infissi In Legno) dava da lavorare a circa cento persone che sono finite in mobilità e cassa integrazione.
Roberto Moretti, Presidente della nuova cooperativa, racconta: “Vedere morire una struttura così grande ci sembrò quasi impossibile! L’apporto di Banca Etica è stato per noi fondamentale. Per far ripartire un’azienda, infatti, ci vogliono le risorse finanziarie e Banca Etica è stata l’unica banca disponibile a sostenerci con un finanziamento auto-liquidante di 100.000 euro che ci ha permesso di scontare le fatture dei clienti e anticipare le somme per ripartire con la produzione dei prodotti”.
Una volta avviato, il progetto è stato presentato in varie sedi e ritenuto meritevole di altri finanziamenti. “Abbiamo così potuto costituire la cooperativa grazie a un capitale ingente che ci ha permesso di ripartire e sviluppare il nostro progetto e le nostre idee che si discostavano da un vecchio modo di fare impresa. Abbiamo capito che per sopravvivere e crescere dovevamo lavorare in maniera diversa rispetto al passato e rispetto ai competitor. Nel farlo, ci siamo rivolti a mercati mai presi in esame in precedenza e abbiamo puntato tantissimo sulla ricerca industriale. Quest’ultimo punto è evidenziato anche dalla presenza, tra i nostri soci, dell’università di Perugia e della Normale di Pisa. Internalizzazione e ricerca industriale ci hanno permesso di depositare nuovi brevetti, di andare all’estero e cambiare il concetto di produzione”.
Il recupero energetico è stato al centro di questi processi: “In futuro ci sarà sempre più bisogno di sviluppare questo aspetto. Abbiamo depositato due brevetti sul recupero energetico legati al vetro sotto vuoto che permette un abbattimento termico e acustico molto elevato. Questa tipologia di vetro, applicata alle facciate strutturali, permette un recupero energetico importante all’interno di edifici di dimensioni molto elevate e ci ha permesso anche di realizzare serre a recupero energetico con il policarbonato sottovuoto e sostanze presenti in natura. Queste serre non hanno bisogno di riscaldamento artificiale; è sufficiente l’irradiamento solare. In questo modo ci siamo proposti sui mercati italiani ed esteri con un “qualcosa in più rispetto ai nostri concorrenti”.
Gli scarti della lavorazione sono tritati e vanno a produrre una sorta di pellet con il quale scaldano la fabbrica. Il ciclo è quindi completo. “Cerchiamo di avere un impatto anche sociale, aiutiamo per esempio un’associazione che si occupa di dipendenza. Facciamo un’economia diversa, con una distribuzione di ricchezza differente”.
Roberto non ha dubbi: “Il modo di fare impresa portato avanti fino ad oggi non è proponibile per il futuro, non si può pensare che il PIL cresca all’infinito. Bisogna portare questo cambiamento nelle istituzioni, ma per farlo bisogna partire dalle scuole. Solo in questo modo avremo in futuro un ricambio generazionale e valoriale nella classe politica”.
Nel frattempo, esperienze come quella di Fail ci insegnano che si possono cambiare le cose già ora e che chi ha il coraggio di sognare è spesso premiato.
“La motivazione di fondo del nostro successo è un approccio nuovo che tiene conto del fatto che il mondo che c’era prima non c’è più: la crisi che stiamo vivendo non è la fine DEL mondo, ma la fine di UN mondo”.
L’obiettivo della cooperativa è poter riassumere tutti i vecchi dipendenti. Intanto, quelli che sono già rientrati come soci o come dipendenti sono una trentina. All’inizio erano impauriti, qualcuno aveva dubbi, oggi sono realizzati e soddisfatti. La cooperativa è appena nata, eppure nel 2016 vanta già un fatturato di quasi cinque milioni.
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